‘Full Metal Jacket’, il Vietnam secondo Stanley Kubrick
Kubrick fa i conti con la realtà, nuda e cruda, andando al di là del Vietnam, per prendere a bersaglio l'atrocità del secolo, il tempo sporco della Storia. Iperrealistico e caustico, Full Metal Jacket è un film in prosa asciutta, quasi sciatta, di una secchezza fertile, attraversato da una gelida brezza di umorismo nero sulla violenza dell'istituzione militare. Al cinema in 4K
Full Metal Jacket è di nuovo al cinema fino al 23 ottobre in versione restaurata in 4K. Il cult diretto da Stanley Kubrick , è interpretato da Matthew Modine.
Il titolo originale si riferisce alla guaina in rame dei proiettili incamiciati, citati da uno dei protagonisti a metà della storia, è ispirato al romanzo Nato per uccidere (The Short-Timers) di Gustav Hasford, un ex Marine e corrispondente di guerra che ha collaborato alla sceneggiatura. Kubrick preferì ricostruire il Vietnam in un set vicino Londra, importando trecento palme dalla Spagna.
La scena della battaglia finale è stata girata nel Sussex, nella centrale del gas in demolizione del quartiere di Beckton. Il sergente Hartman è interpretato da un ex istruttore dei Marines, Ronald Lee Ermey, congedatosi nei primi anni settanta per motivi di salute e stabilitosi nelle Filippine divenendo caratterista e pilota di elicotteri. Il doppiaggio italiano di Hartman fu affidato ad Eros Pagni, che per le sue doti vocali era il solo in grado di poter tenere il passo.
Lo stesso Kubrick volle Loris Loddi su Vincent D’Onofrio per la voce di Palla di Lardo, nonostante fosse stato scelto per doppiare Matthew Modine nel ruolo di Joker, che alla fine andò a Mattia Sbragia.
Sinossi
Al campo di addestramento dei marines di Parris Island il sergente Hartman imperversa. Insulta le reclute, le schiavizza, le angaria con ogni mezzo. Il loro unico compagno deve essere il fucile, l’unico scopo diventare delle macchine da guerra. Joker (Modine), per quanto indipendente e anticonformista, ci riesce. Il soldato Lawrence (D’Onofrio), soprannominato “Palla di lardo”, non regge la vita militare e i soprusi di cui è continuamente vittima e impazzisce: spara al sergente, quindi si ammazza. Nella seconda parte del film Joker, assegnato alla sezione propaganda, ritrova in Vietnam il suo vecchio compagno “Cowboy” e ne segue il reparto in alcune azioni di guerra. Il gruppo avanza in una città devastata dai bombardamenti, apparentemente abbandonata. Finché si trova sotto il fuoco di un cecchino che inizia a decimarne le fila. Con una sortita Joker e alcuni compagni vanno a stanare il vietcong: scopriranno che è una ragazza, poco più che bambina.
La guerra del Vietnam è stata raccontata da diversi registi e sotto le più svariate forme, ma la visione di Stanley Kubrick è senz’altro quella più cerebrale, laddove esamina il pensiero relativo alla reazione della mente umana al conflitto e al nazionalismo. Prima di entrare, però, negli anfratti del conflitto, il regista mostra allo spettatore la “creazione” del soldato, la transizione che si svolge tra i ragazzi arruolati, e qualcosa di estremo, quanto sconvolgente, ancora più forte di ciò che si immagina, emerge: la perdita dell’umanità in direzione del delirio delle motivazioni belliche. La dialettica che intercorre tra Ronald Lee Ermey e Vincent D’Onofrio è esplosiva, tra sguardi di implorazione e sadismo gratuito; nella seconda parte del film, invece, si perde quell’ansia che accompagna lo spettatore per tutta la prima, e c’è la netta sensazione di una divisione fortemente voluta. Siamo successivamente condotti tra le macerie, e Full Metal Jacketfinisce per essere sì surreale, come la maggior parte delle pellicole di Kubrick, ma soprattutto un funesto monito per una società allo sbaraglio. Il film più introspettivo e allo stesso tempo più veritiero, soprattutto per l’aria sinistra che si respira per tutta la sua durata. Solo Kubrick poteva avere la capacità e la caparbietà di dirigere un’opera dall’alto tasso di provocazione, mettendo in luce gli aspetti più macabri e spogliandoli totalmente della corazza del perbenismo e di un’apparente eticità.
Un film epocale
Esattamente trent’anni dopo aver regalato al mondo Orizzonti di gloria, opera che resta a tutt’oggi il miglior apologo antimilitarista della storia del cinema, Stanley Kubrick torna a realizzare un film di guerra. Lo fa cambiando il conflitto che fa da sfondo alla vicenda, la guerra di trincea della prima guerra mondiale nel primo film, le imboscate, l’artiglieria pesante e i franchi tiratori della guerra del Vietnam in questo, ma mantenendo inalterati sia il proprio punto di vista sul militarismo, sia il livello di retorica, pari a zero in entrambi i suoi lavori. La guerra nei film di Kubrick è reale, non è propaganda (neppure involontaria), non presenta eroi che combattono, vincono o perdono epiche battaglie indispensabili per l’umanità. La guerra è sangue, paura, dolore e follia. E nient’altro. Si uccide o si rimane uccisi, o in taluni casi entrambe le cose, ma a fine film (e per estensione, a fine guerra) quelle morti non avranno fatto differenza alcuna sui destini del mondo, in nome dei quali si suppone che tali sacrifici hanno avuto luogo. Inutile poi star qui a cantare le lodi a Full Metal Jacket da un punto di vista più strettamente tecnico: se nel 1957 Kubrick era già un maestro, 30 anni (e 7 capolavori) più tardi la sua padronanza del mezzo non può che rasentare la perfezione. Dei fiumi di inchiostro riversati nel corso del tempo per commentare questo film, celebre è rimasta una definizione di un critico, il quale scrisse di aver pensato in un primo momento di definire Full Metal Jacket come «il miglior film di guerra di tutti i tempi», per poi rendersi conto che questa sarebbe stata una connotazione monca, e allora decise di modificarla con la più appropriata: «Il miglior film di guerra di tutti i tempi, nonostante non sia neppure un film di guerra».
Ecco, questa descrizione calza come un guanto ad un film, che trova degnissima conclusione nelle azzeccatissime note di Paint it Black dei Rolling Stones.
Di questo film ne abbiamo parlato tra i film da vedere ad ogni costo come uno dei migliori film dedicati alla guerra e nello specifico al Vietnam
Full metal Jacket” torna in sala solo per tre giorni, al Visionario: lunedì 21 ottobre alle ore 19.10 e mercoledì 23 alle ore 21.00 in versione inglese con sottotitoli in italiano; martedì 22 ottobre alle ore 19.15 in versione italiana.
Intervista a regista e attori di Napoli – New York con Favino e Salvatores
Anno: 1987
Durata: 116'
Genere: Drammatico
Nazionalita: USA
Regia: Stanley Kubrick
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