Torna nelle sale in versione restaurata dal 4 marzo Jules et Jim, il capolavoro di François Truffaut (1961), con Jeanne Moreau, Oskar Werner e Henri Serre. È il nuovo titolo presentato dalla Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto ‘Il Cinema Ritrovato. Al cinema ‘ per la distribuzione dei classici restaurati. Il film è tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Henri-Pierre Roché. Lo scrittore avrebbe dovuto scrivere i dialoghi della sceneggiatura, ma morì nell’aprile del 1959.
Declamato da un narratore inevitabile, Jules et Jim è una sorta di romanzo per immagini (echi ben precisi de Le affinità elettive di Goethe, sia nella strutturazione del gruppo di personaggi che nell’angoscia che si respira in entrambe le opere) in cui la dimensione temporale si districa nel periodo prima della guerra, nella guerra – espressa con indifferente desolazione (la preoccupazione maggiore di Jim è quella di uccidere accidentalmente Jules – si trovano su fronti diversi) – e dopo la guerra, e in cui le ambientazioni sembrano apparentemente armonizzarsi con la storia, ma in verità sono i tentativi estremi di ricercare una sorta di serenità.
Jules e Jim è un film ardente, radicale e delicato al contempo, stilisticamente attribuibile alla Nouvelle Vague (che, comunque, smonta o manipola con intelligenza per congiungersi con ciò che vuole raccontare) per quel modo sensuale di accarezzare la scena. Sinuosi movimenti di macchina accolgono intensi gli occhi dello spettatore, avvolgono i volti sottilmente inquieti degli abitanti del film, che idealizzano l’amore che si distrugge a contatto con la realtà. “Tu m’hai detto: t’amo. Io t’ho detto: aspetta. Stavo per dirti: prendimi. Tu m’hai detto: vattene”: è struggente rivelazione di sentimenti fiammeggianti, parabola d’amore, di sofferenza, di morte. Fondamentale, unico, splendido.