‘Croce e delizia’: Gassman e Bentivoglio parlano d’amore
Come nella miglior tradizione della commedia all'italiana, Croce e delizia mette a confronto due mondi agli antipodi, con i loro pregi ed i loro difetti, sullo sfondo di una splendida Gaeta.
Come nella miglior commedia italiana che si rispetti, Croce e delizia, in streaming su Netflix, mette a confronto due mondi quasi agli antipodi, due stili di vita, due modi di affrontare e gestire le situazioni.
Carlo (Alessandro Gassmann) è vedovo, ha due figli e una pescheria a Nettuno che manda avanti con il maggiore (un Filippo Scicchitano sopra la media), a sua volta sposato e padre; Tony (Fabrizio Bentivoglio) è una sorta di viveur con due figlie avute da due donne diverse e trascorre l’estate con la sorella Ida (Lunetta Savino) in una villa sul mare. Frequentatisi per oltre un anno, i due uomini decidono infine di rendere partecipi della loro relazione le rispettive famiglie, in occasione delle prossime nozze.
Croce e delizia | Il compromesso è la chiave
Carlo appartiene a quella romanità più verace, grezza, piena anche di pregiudizi e di chiusure mentali ereditate probabilmente da una società ormai antiquata. Tony sembra invece far parte di un ambiente che fa del “vivi e lascia vivere” il suo marchio di fabbrica. Strenuamente convinto che in un modo o in un altro tutto si sistemi, a patto di rilassarsi.
Appare evidente quanto né l’uno né l’altro possiedano la verità assoluta, ossia che il giusto sta nel mezzo, nella sfumatura, nel compromesso, ed è appunto attraverso il loro inaspettato incontro che piano piano arriveranno a smussare i caratteri, a contaminarsi a vicenda e ad imparare come far funzionare le cose insieme.
Il confronto tra le due famiglie è ciò che fa di Croce e deliziauna commedia gradevole e divertente, senza grossi exploit ma con un paio di belle trovate narrative, alle quali si deve la maggior parte delle emozioni.
I punti di forza del progetto
La sceneggiatura di Giulia Steigerwalt (già collaboratrice di Simone Godano, dopo l’esordio con Moglie e marito) esibisce spesso e volentieri delle battute pregne di significato e di valore, nella loro semplicità. L’esempio più chiaro di questo discorso potrebbe essere racchiuso nel “Se te piace a te…” pronunciato dal figlio minore a Carlo, nel momento in cui forse per la prima volta i due si mettono a nudo l’uno con l’altro, confidandosi i rispettivi sentimenti nei confronti delle persone amate (senza troppe parole, ma tra un padre e un figlio quante ne servono in fondo?).
Prezioso il lavoro svolto dalla musica che, a ben guardare, guida lo spettatore all’interno della narrazione, tra l’energia di E Raffaella è mia di Tiziano Ferro e la malinconia di Torna a casa dei Maneskin. Così come sono splendide le location che mostrano una Gaeta selvaggia, magica ed ariosa, andando ad arricchire le storie che dentro di essa prendono forma.
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