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Un valzer tra gli scaffali: la recensione del film di Thomas Stuber

Tra dramma e commedia, che fa del luogo di lavoro una sorta di zona franca lontana da quella oppressiva e meccanicista raccontata dall'ultimo cinema operaio e militante, Un valzer tra gli scaffali può contare su una regia importante e su alcuni degli attori tedeschi più bravi del momento 

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Distribuito circa un anno dopo dalla sua anteprima, avvenuta al Festival di Berlino della scorsa edizione, Un valzer tra gli scaffali si presenta al pubblico italiano facendo leva sulla garanzia offerta dal fatto di essere stato selezionato per il concorso della kermesse tedesca. Un collegamento, questo, che però non deve trarre in inganno, poiché, diversamente da ciò che si potrebbe pensare, il lungometraggio in questione è tutto fuorché un’opera complicata e priva d’empatia. La trama, infatti, racconta le giornate di un gruppo di impiegati di un supermercato alla periferia di una cittadina della Germania dell’Est attraverso le vicissitudini di uno di loro, il neo assunto Christian, il quale, nel pieno dell’apprendistato, trova modo di innamorarsi di Marion, collega a lui interessata ma comunque reticente quando si tratta di approfondirne la conoscenza.

Aprendo con una sequenza a metà tra favola e sogno, in cui le note de Il bel Danubio blu e l’uso del rallenti bastano al regista per trasformare la ricognizione notturna tra i corridoi del magazzino in un ballo di gala da ultimo dell’anno, Un valzer tra gli scaffali getta le basi per l’avventura esistenziale dei protagonisti, i quali, immersi nelle faccende quotidiane, coincidenti con le mansioni svolte sul posto di lavoro, trovano nella prossimità dei colleghi il modo per risollevarsi dal peso delle proprie sventure. Sovvertendo le coordinate del reale, come pure le traiettorie su cui si muove l’immaginario di un certo cinema d’autore, Thomas Stuber fa a meno della dimensione politica presente in alcuni dei titoli di riferimento del cinema “operaio e militante”, quali Risorse Umane di Laurent Cantet, La legge del mercato e In guerra di Stephane Brizè e, non ultimo, Le nostre battaglietuttora nelle sale, trasformando la fabbrica e i suoi addentellati in una sorta di zona franca, distante dalla visione opprimente e meccanicista raccontata dai film menzionati e, invece, intesa come contraltare positivo alla disumanità del mondo esterno.

Lungi dall’essere una rappresentazione idealizzata e monocorde dei rapporti umani e della vita, l’universo raccontato dal regista non è privo di difficoltà e contraddizioni, arrivando a consumare misfatti e tragedie annunciati attraverso una serie di campi lunghi in cui la lontananza dal punto di osservazione diventa misura di una solitudine difficile da colmare. Interpretato nei ruoli principali da due degli attori più “caldi” del cinema tedesco, nella fattispecie Franz Rogowski (Christian), protagonista de La moglie dello scrittore, e Sandra Huller (Marion), vista in Vi presento Toni Erdman, Un valzer tra gli scaffali non perde un colpo neanche quando si tratta di raccontare “le vite degli altri” attraverso il Bruno di Peter Kurth, nostalgico dell’ex DDR e personaggio secondario solo in termini di battute. Sorprendente e imperdibile, stiamo parlando di uno dei migliori film tedeschi degli ultimi anni.

  • Anno: 2018
  • Durata: 125'
  • Distribuzione: Satine Film
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Germania
  • Regia: Thomas Stuber
  • Data di uscita: 14-February-2019

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