E anche questa edizione del 69 Festival di Berlino è arrivata al termine. Dopo diciotto anni, lascia la direzione del festival il tedesco Dieter Kosslick e il nuovo responsabile sarà l’italiano Carlo Chatrian, già direttore del Festival di Locarno.
Il Festival di Berlino 2019 si è dimostrato ricco di film provenienti da ogni angolo del globo, talmente corposo che a volte è apparso ipertrofico e un po’ caotico, suddiviso nelle diverse sezioni. Sicuramente l’ultima edizione di Kosslick non ha brillato per organizzazione, così come il livello della qualità dei film si è rivelato nella media modesto, non all’altezza del blasone di un festival prestigioso come quello della capitale tedesca, che si confronta con il Festival di Cannes e la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia come tra i più importanti del mondo.
Dei film premiati dalla giuria presieduta dall’attrice francese Juliette Binoche, se l’Orso d’oro è andato a un’opera che in qualche modo rappresenta un cinema politico e autoriale che si pone domande sul mondo in un percorso sperimentale, i riconoscimenti ai due film tedeschi sono forse un tributo alla cinematografia del paese ospitante probabilmente esagerato. In particolare, dare il premio alla regia a Angela Schanelec, per uno dei peggiori film visti in concorso, è figlio di una visione del cinema intellettualistico, cerebrale, autocelebrativo, anaffettivo, dove la qualità non è data dalla complessità della visione ma dall’incomprensione della stessa che diventa un valore (distorto) in sé.
La paranza dei bambini, unico film italiano in competizione e tra i migliori del concorso, aveva tutti i numeri per ottenere un riconoscimento maggiore, ma si deve accontentare di un premio alla sceneggiatura che risulta come consolatorio e debitorio all’esposizione della presenza di Roberto Saviano che avrà colpito politicamente la giuria internazionale. Un’edizione, quindi, tutto sommato sottotono, di transizione tra una direzione e un’altra. Siamo sicuri che Chatrian farà bene e riuscirà a portare la Berlinale ai fasti che si merita.
Di seguito l’elenco dei premi:
ORSO D’ORO DEL MIGLIOR FILM
Synonymes di Nadav Lapid (Francia/Israele/Germania)
ORSO D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA
Grâce à Dieu di François Ozon (Francia/Belgio)
ORSO D’ARGENTO – PREMIO ALFRED BAUER
System Crasher di Nora Fingscheidt (Germania)
ORSO D’ARGENTO DEL MIGLIOR REGISTA
Angela Schanelec per I Was at Home, but (Germania/Serbia)
ORSO D’ARGENTO DELLA MIGLIOR ATTRICE
Yong Mei per So Long, My Son (Cina)
ORSO D’ARGENTO DEL MIGLIOR ATTORE
Wang Jingchun per So Long, My Son (Cina)
ORSO D’ARGENTO DELLA MIGLIOR SCENEGGIATURA
Maurizio Bracci, Claudio Giovannesi, Roberto Saviano per La paranza dei bambini (Italia)
ORSO D’ARGENTO DEL MIGLIOR CONTRIBUTO ARTISTICO
Rasmus Videbæk, direttore della fotografia di Out Stealing Horses (Norvegia/Svezia/Danimarca)