Dopo il grande successo riscosso in alcuni paesi latini come Spagna, Messico e Colombia, arriva nelle sale italiane Quello che veramente importa, primo film interamente concepito con scopi benefici, in favore dell’Associazione Dynamo Camp. La storia è molto semplice e ha il piglio favolistico utile ad attrarre un pubblico meno smaliziato: Alec Bailey (Oliver Jackson-Cohen) vive in Inghilterra e si mantiene a fatica con una piccola impresa di riparazioni elettroniche, nonostante tutti i debiti per gioco che ha accumulato nel corso degli anni, fino al giorno in cui un misterioso zio (Jonathan Pryce) gli fa una proposta che potrebbe cambiare definitivamente la sua vita e portarlo a scoprire cose di se stesso che neanche immaginava.
Tra magia e fede, la pellicola di Paco Arango si sviluppa come una vera e propria parabola, il cui protagonista racchiude varie correnti che possono spingere l’essere umano ad agire (non sempre nella maniera migliore), dal dolore alla paura di una perdita, dalla responsabilità all’amore per l’altro: Alec compie così un percorso di maturazione, di presa di coscienza ed accettazione, grazie al quale riuscirà a trovare finalmente la sua strada, a creare legami reali e a mettere radici in un luogo a cui sente di appartenere. Le splendide e suggestive location della Nuova Scozia (Canada), insieme al giusto mix musicale che fa da colonna portante alle vicende e a un cast di volti provenienti dal piccolo schermo – Oliver Jackson-Cohen è fresco della serie Netflix Hill House, Camilla Luddington è ormai regular in Grey’s Anatomy – fanno di Quello che veramente importa una proposta gradevole e per nulla pretenziosa.
Ma l’importanza del progetto non va chiaramente ricercata da un punto di vista cinematografico, quanto soprattutto da quello umanitario: rendendo un esplicito omaggio a Paul Newman e al suo costante impegno nei confronti dei bambini malati, Arango vuole così contribuire, con ogni mezzo a sua disposizione, a una causa che sente particolarmente vicina ed urgente.