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Focus Italia

Io sono Mia, l’omaggio alla grande cantante interpretata da Serena Rossi

Io sono Mia di Riccardo Donna è un lavoro che commuove, in grado di affascinare il pubblico televisivo e i giovani che non l’hanno conosciuta. Chi invece con Mia Martini è diventato grande sarà sicuramente coinvolto anche dalla ricostruzione degli anni Settanta e Ottanta. Serena Rossi è riuscita a rendere il personaggio in modo molto convincente

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Io sono Mia, un film biografico del 2019 diretto da Riccardo Donna. Interpretato da Serena Rossi, Lucia Mascino, Maurizio Lastrico, è basato sulla vita della cantante Mia Martini. Il film è una produzione della Eliseo Fiction di Luca Barbareschi in collaborazione con Rai Fiction. Autori delle musiche originali e del riadattamento ex novo delle canzoni di Mia Martini, Mattia Donna & La Femme Piège. Nella colonna sonora di Io sono Mia è presente anche un inedito dell’artista, custodito per anni da Caterina Caselli. “Si tratta di un pezzo inciso da Mimì – ha spiegato la sorella di Mia, Loredana Bertè -, abbiamo pensato potesse essere l’occasione giusta per rendergli giustizia”. Riccardo Donna spiega che il film è scritto da Monica Rametta, la quale “ha fatto un gran lavoro di ricerca, sia con i famigliari, che con gli amici. Poi c’è un diario di Mimì che è stato molto d’aiuto”. E puntualizza: “Più che la verità sulla sua vita, mi interessava riuscire a capire cosa aveva dentro. Conservo la certezza che Mia Martini sia stata la più grande cantante italiana e, dopo aver fatto questo film, mi rimane una domanda: perché Mimì non ha lottato di più? Perché ha accettato tutto questo senza reagire?”. Il film è stato distribuito sul grande schermo dal 14 al 16 gennaio 2019 da Nexo Digital.

Sinossi
A Sanremo, nel 1989, un’esile figura femminile percorre i corridoi che portano al palco del teatro Ariston. È Mia Martini al suo rientro sulle scene dopo anni di abbandono: “Sai la gente è strana prima si odia poi si ama” è la prima strofa della sua nuova canzone, della sua nuova vita. Mimì, in una serrata intervista con Sandra, una giornalista che in realtà a Sanremo vorrebbe incontrare Ray Charles e che considera Mia Martini solo un ripiego, ripercorre la sua vita: gli inizi difficili da bohémienne; il rapporto complesso col padre che, pur amandola, la ostacola fino a farle male; una storia d’amore contrastata che la travolge segnando il suo destino sentimentale; il marchio infamante che le si attacca addosso come la peste condizionando la sua carriera con alti e bassi vertiginosi; il buio, fino alla nuova dimensione di vita più pacificata.

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Mia Martini – Io sono Mia, con la regia di Riccardo Donna, esce un anno esatto dopo Fabrizio de André – Principe libero di Luca Facchini: due omaggi a persone che sono entrate nella nostra quotidianità e nel mito. Non vogliono essere, entrambi, semplici biografie e se per Faber si parlava di rappresentazione, anziché di interpretazione, ora è davvero difficile distinguere le due modalità con cui Serena Rossi, presente in scena dall’inizio alla fine, è riuscita a rendere il personaggio in modo così convincente. Comunque, tributi necessari, soprattutto a Mimì Bertè per la violenza subita, la diffamazione senza precedenti di cui è stata vittima, fino all’esilio, la solitudine, la rinuncia di ciò che amava di più, cioè cantare. Riccardo Donna, infatti, parla di un modo per chiederle scusa, se pure tardivo.

Il film, che verrà proposto per tre giorni consecutivi in quasi trecento sale a partire dal 14 gennaio, e trasmesso su Rai1 il mese prossimo, inizia con il festival di Sanremo del 1989, quando Mimì, dopo sei anni di silenzio, torna in pubblico con la bellissima canzone di Bruno LauziAncora tu nell’universo. Nell’incipit, viene ripresa a lungo di spalle, la pettinatura alla Mia Martini che ricordiamo di più, mentre cammina per strada, si avvicina ed entra nel Casinò, e sembra muoversi in maniera sicura, ma solo apparentemente. Durante la presentazione milanese del film, Serena Rossi dice di aver cantato tra sé anche in quei momenti, nonostante non la si vedesse in viso, perché l’adesione al personaggio doveva essere piena, sempre. Brava, davvero brava per come ha saputo assomigliare così tanto a Mia, evocandola di continuo senza mai imitarla smaccatamente. Tanto che Loredana Bertè, presente all’evento, non fa che ringraziarla per aver colto l’essenza, l’anima, della sorella perduta troppo presto.

Dall’ansia di quel ritorno a Sanremo, di cui Mia Martini non era molto convinta, a ritroso, si ricostruiscono vita, carriera, sentimenti, gioie e malinconie: Mimì tredicenne che canta con una spazzola per capelli come microfono e fronteggia l’insopportabile padre-padrone; le sere un po’ scapestrate insieme a Loredana in discoteca; le prime importanti incisioni, Padre davvero e Piccolo uomo, il successo conclamato, l’esibizione con Charles Aznavour all’Olympia di Parigi. Poi, la caduta, per colpa di un ambiente (quello dello spettacolo) raccontato con tutta la sua vigliaccheria e crudeltà, e i pregiudizi, ancora più assurdi allora, negli anni del femminismo e del vivere libertario. Invidie e maldicenze forse dovute proprio al suo modo di essere libera veramente e non per moda, per la capacità tutta sua di non cedere ai compromessi. Pagandone di volta in volta le conseguenze, responsabilmente.

È il ritratto riuscito di una donna coraggiosa e sola, amata e rifiutata. Il ricordo di un talento unico e di quella voce emozionante che nel tempo si fa più profonda per i due pacchetti di sigarette al giorno e l’intervento alle corde vocali, ma forse ancora più bella. La vita sentimentale di Mia Martini viene riassunta in un’unica relazione (con un personaggio maschile di fantasia) che vuole rappresentarle tutte, raccontandoci più che gli amori, il suo modo di viverlo, l’amore, con la passione di ogni investimento. Ci sono poi l’amica, gli amici, la sorella, l’impresario, gli autori delle canzoni e, soprattutto, ciò che lei riusciva a costruire con tutti questi affetti nella realtà, ma è lei, sempre lei il centro della narrazione.

Il risultato è un lavoro che commuove, in particolare se visto senza interruzioni, al cinema. Speriamo che sappia affascinare anche il pubblico televisivo e i giovani che non l’hanno conosciuta. Chi invece con Mia Martini è diventato grande sarà sicuramente coinvolto anche nella ricostruzione degli anni Settanta e Ottanta: ambienti, oggetti, vestiti, trucchi, pettinature, musiche (rivisitate tutte in chiave più attuale). Mia amava cambiare look, ma è rimasta per noi quella con gli abiti lunghi, zingareschi, il viso dolce e impertinente, il trucco pesante che usava allora e i suoi occhi grandi sul mondo.

Scriveva Angeles Mastretta nel 1990 a proposito del suo libro, Donne dagli occhi grandi: “Le donne dagli occhi grandi guardano il mondo con meraviglia ed entusiasmo, con rabbia, tormento e determinazione, con voglia di vivere e di combattere”. Avesse conosciuto Mia Martini, le avrebbe sicuramente dedicato uno dei suoi racconti.

  • Anno: 2019
  • Durata: 100'
  • Distribuzione: Nexo Digital
  • Genere: Biografico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Riccardo Donna
  • Data di uscita: 12-February-2019

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