Se c’è una qualità che The Ground Beneath My Feet non possiede è senza dubbio l’originalità. Per sensibilità, afflizione e incomunicabilità, la vicenda e i personaggi del nuovo film di Marie Kreutzer sembrano prendere in prestito ambienti, situazioni e dinamiche presenti tanto nei romanzi di Michel Houellebecq quanto, per fare paragoni più appropriati all’argomento, all’opera di Michael Haneke, come pure a un titolo quale Vi presento Toni Erdmann. Come la protagonista del lungometraggio di Maren Ade anche quella raccontata della Kreutzer è una donna in carriera, decisa a rinunciare ai sentimenti per dedicarsi anima e corpo al raggiungimento di un successo personale e lavorativo al quale vengono sacrificate innanzitutto le relazioni umane, come nel caso di Lola (l’ottima Valerie Pachner), condizionate dal senso di colpa scaturito dal non potersi occupare come dovrebbe della sorella psicolabile, ricoverata in una casa di cura dopo l’ennesima crisi di nervi.
Inappuntabile in superficie, ma minata nelle fondamenta, l’esistenza di Lola sin dalle prime battute getta le basi per un racconto che aspira a essere qualcosa di più di un semplice dramma privato. Complice l’espediente che a un certo punto vede la routine esistenziale della protagonista sconvolta da allucinazioni tali da destabilizzarne l’equilibrio psico emotivo, The Ground Beneath My Feet diventa lo specchio di un malessere estendibile anche all’esterno della storia e, perché no, all’esperienza dello spettatore, chiamata in causa dall’incapacità dei personaggi di stare dietro alle trasformazioni del reale e alla lettura dei suoi segni. Una condizione messa in scena dalla Kreutzer con un punto di vista che, in ossequio allo spirito del tempo come pure alla tendenza della selezione berlinese, fa della donna il centro del mondo, artefice (nel bene e nel male) del proprio destino, ivi compreso quello legato alla sfera sessuale e riproduttiva (concupita dagli uomini, Lola condivide il talamo con un’altra donna), unica padrona di una scena popolata da figure maschili inesistenti o secondarie. Con fredda rigorosità, seppur accompagnata da qualche lungaggine di troppo, The Ground Beneath My Feet riesce a coinvolgere lo spettatore nelle vicende della protagonista puntando sulla bravura di Valerie Pachner, la quale, alla maniera di molti attori del cinema di lingua tedesca, si fa carico di una recitazione in grado di arrivare al cuore dello spettatore, pur rinunciando a fornire al proprio alter ego l’empatia che ci si aspetterebbe in questo tipo di film. Inserito nel concorso ufficiale The Ground Beneath My Feet può sperare in un premio per la sua attrice.