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L’apocalisse di The Passage tra pandemia e colpi di scena

The Passage sembra voler essere, coraggiosamente, una storia che racconta i risvolti umani di una fuga e di un disagio, con sullo sfondo i prodromi di un Apocalisse

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Ci sono delle opere, e soprattutto dei personaggi, per i quali lo spettatore (anche critico) ha un debito emotivo non indifferente: uno di questi è senza dubbio Henry Ian Cusick, il cui Desmond Hume in quel capolavoro che è stato Lost resterà per sempre nei nostri cuori. È probabilmente per questo motivo che la sua apparizione in The Passage, serial ideato da Liz Heidens e basato sul romanzo omonimo di Justin Cronin, genera un moto d’affetto non indifferente, estendendo l’emozione un po’ a tutto il personaggio e all’opera. Pur se The Passage non sembra quindi, dopo la visione di una manciata di episodi (3 sui 10 complessivi della prima stagione), memorabile, non per questo si deve però pensare che sia un prodotto trascurabile.

Certo, le premesse non erano delle migliori; di nuovo i vampiri, di nuovo una pandemia micidiale, di nuovo una fuga, di nuovo scienziato buono/scienziato cattivo. Eppure, già nel pilota spuntavano qua e là tracce dissonanti, con diverse linee orizzontali di trama che potevano portare a sviluppi interessanti, e sequenze action che, puntellando una narrazione lineare, spezzavano una prevedibilità fin troppo spinta costellando la visione con detour affascinanti. Insomma, i famosi colpi di scena. Che al contrario però di quanto si possa pensare non stanno messi lì per catturare lo spettatore, ma servono una trama che ha degli obiettivi ben precisi e probabilmente mira a spiazzare in continuazione chi credeva di assistere ad un potente deja-vu.

Probabilmente, soprattutto grazie al fatto che, contrapposti ad uno sviluppo on the road, ci siano risvolti umani non indifferenti: per quel che si è visto, The Passage sembra voler essere, coraggiosamente, una storia che racconta i risvolti umani di una fuga e di un disagio, con sullo sfondo i prodromi di un Apocalisse. Storia di solitudini che si intrecciano (una bambina e un uomo, ma anche il paziente zero, e i vampiri) con il racconto di due virus che potrebbero annullarsi l’un l’altro.

Si potrebbe obiettare che l’horror, promesso in più parti, non sboccia mai veramente; che la scrittura non è delle migliori, con passaggi avventati e personaggi abbozzati; e che la spinta non sia mai abbastanza forte da incitare alla visione, che linee orizzontali e verticali non siano mai perfettamente bilanciate così come le componenti emotive e tematiche, facendo trasparire un’indecisione di fondo.

The Passage non è stata ancora rinnovata per una seconda stagione – pure essendoci i presupposti per uno sviluppo -, e non ha convinto né il fandom più accanito né lo spettatore occasionale. Noi restiamo in attesa, aspettando fiduciosi la svolta.

GianLorenzo Franzì

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