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Se la strada potesse parlare. Il Film dell’anno per American Film Institute Awards

Terzo film del premio Oscar Barry Jenkins, tratto fedelmente dall’omonimo romanzo di James Baldwin

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I recenti, intollerabili, episodi di razzismo americani ci danno modo di riflettere su quanto la cinematografia mondiale sia ricca di film che trattano un tema così forte e, ahinoi, ancora così attuale.

Se sfogliamo la pagina di Taxidrivers alla voce “razzismo”, abbiamo l’opportunità di approfondire l’argomento con analisi che vanno dal penultimo lavoro di Spike Lee (BlacKkKlansman) alla recente rilettura de Il buio oltre la siepe, e al documentario Che fare quando il mondo è in fiamme di Roberto Minervini. Non ultimo una panoramica sui film che parlano di razzismo su Panorama di ieri Black Lives Matter. I film sul razzismo che ogni bianco dovrebbe aver visto nella vita

Qui riproponiamo la recensione del film Se la strada potesse parlare di Barry Jenkins, presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2018.

Ambientato ad Harlem all’inizio degli anni Settanta, racconta la falsa accusa di stupro di un poliziotto bianco nei confronti di un ragazzo innocente. Ci sono diversi modi per togliere il respiro ai neri da parte dei bianchi, ancor prima dell’assassinio di George Floyd.

Amore razzismo e ingiustizie

Amore struggente, affetti e alleanze familiari, razzismo e ingiustizie. Di tutto questo tratta Se la strada potesse parlare, terzo film di Barry Jenkins, premio Oscar con Moonlight nel 2017. Storie intensissime, ma quest’ultima di più, forse perché non cede un attimo allo stereotipo, mentre fa di tutto per tener fede al testo dello scomparso James Baldwin, che porta lo stesso titolo.

In realtà il titolo originale del romanzo, e del film, è If Beale Street Could Tallk.

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Se la strada potesse parlare libro

Dal romanzo di Baldwin

Baldwin ha scritto: “Beale Street è una strada di New Orleans dove sono nati mio padre, Louis Armstrong e il jazz. Ogni afroamericano nato negli Stati Uniti è nato in Beale Street, è nato nel quartiere nero di qualche città americana. Beale Street è la nostra eredità. Il mio romanzo parla dell’impossibilità e della possibilità, della necessità assoluta, di dare espressione a questo lascito”.

baldwin

Simmetria e vicinanza dei protagonisti

Se la strada potesse parlare di Jenkins è ambientato ad Harlem all’inizio degli anni Settanta. È proprio in strada che vediamo per la prima volta i due protagonisti, Tish e Fonny (Kiki Layne e Stephan James), mano nella mano. La cinepresa li riprende dall’alto mentre camminano, lentamente. Si muovono sempre in maniera pacata (perché l’urgenza dei sentimenti abbia il tempo di risuonare negli spettatori) e fino alla fine ce li presenterà così, affiancati o abbracciati, in una simmetria facilitata anche dalla loro altezza quasi uguale; o con le fronti che si toccano, come nell’immagine della locandina.

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La falsa accusa di stupro

Dal trailer infatti temevamo che il film fosse melenso, invece no, affatto. L’amore non è descritto dalla passione (che loro, amici fin da piccoli, scopriranno insieme) ma dalla vicinanza; sguardi e sorrisi sono inquadrati alternativamente nei frequenti primi piani e le mani non si lasciano mai, neppure quando sono separate dal vetro del carcere. Sì, perché Fommy, al culmine del loro amore, e poco prima di sapere che diventerà padre, viene ingiustamente accusato di stupro, per il capriccio di un poliziotto bianco e la confusione mentale della donna violentata davvero, ma da chissà chi.

A sostenere la giovanissima Tish, diciannove anni appena, una famiglia vitale fuori dal comune che sa mettere al di sopra di tutto l’amore per il bambino, proteggendolo così da tutti i problemi che verranno insieme a lui. In una società, al contrario, che, negli anni Settanta e ancora adesso, condanna neri innocenti sulle false testimonianze dei bianchi, se pure non ci siano prove di colpevolezza.

Contrasto tra la serenità della storia d’amore e la sopraffazione dei bianchi

Come nel romanzo, la narrazione procede attraverso la voce di Tish che racconta, e si svolge su due piani temporali: il presente, con le visite in carcere di Tish, e il loro passato carico di amore. Il ritmo è sempre, come dicevamo, calmo, per cui le meschinità sociali denunciate sono ancora più insopportabili in questa ballata dolente che ci coinvolge nell’intimità, nelle intese, e nella tenerezza.

Il regista non ricorre alla violenza nel dirci la sopraffazione dei bianchi sui neri. Né al sesso per l’intensità del legame. Una scena soltanto, con la delicatezza di chi lo scopre, e si scopre, per la prima volta. Si ripetono invece i momenti dell’affiatamento tra i due protagonisti e all’interno della famiglia di lei (quella di lui pare piuttosto disfunzionale). Armonia di rapporti, amorevolezza, in grado di resistere con dignità alla cattiveria del mondo.

Il film è percorso da una benevolenza che rimane addosso dopo la visione e non fa vincere la noia, nonostante la durata di due ore piene, grazie anche ai toni diversi, ma ben equilibrati, tra la leggerezza e il dramma, il dolore e l’ironia.

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Musiche struggenti ad accompagnare la narrazione

Dice ancora Baldwin: “Beale Street è una strada rumorosa. Lascia al lettore il compito di discernere un significato nelle percussioni dei tamburi”. La strada di Barry Jenkins invece è spesso silenziosa e le parole misurate al massimo. Il frastuono che rimbomba nello spettatore è tutto interiore, reso ancora più profondo dalle musiche, anch’esse dolenti, anch’esse struggenti, come le canzoni Eros di Nicholas Britell o My country Tis of Thee di Billy Preston. Il resto è affidato alla fotografia luminosa e nitida di James Laxton, che aggiunge semplicità a una storia il cui maggior pregio è quello della purezza.

Trama Se la strada potesse parlare

Tish e Fonny raccontano la storia della loro vita vissuta nell’America degli anni ’70. Tish, afroamericana diciannovenne in attesa del primogenito avuto con Fonny, si batte insieme alla sua famiglia per cercare di fare giustizia e scagionare Fonny, ingiustamente detenuto, dall’accusa di stupro nei confronti di una donna bianca. La falsa accusa di un poliziotto razzista è stata architettata con la complicità della vittima, una donna psicolabile e facilmente manipolata dall’imperante sentimento razzista di quegli anni.

Distribuzione del Film

Il film, presentato in anteprima al Toronto International Film Festival il 9 settembre 2018 e nell’ottobre alla Festa del Cinema di Roma 2018, è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dal 30 novembre 2018 ed in quelle italiane dal 24 gennaio 2019

Se la strada potesse parlare trailer e clip

Con KiKi Layne, Stephan James, Pedro Pascal, Ed Skrein, Dave Franco, Diego Luna, Regina King, Finn Wittrock, Ethan Barret, Michael Beach, Emily Rios, Aunjanue Ellis, Brian Tyree Henry, Colman Domingo, Teyonah Parris

Se la strada potesse parlare premi

Il film ha vinto agli Oscar, ai Golden Globe, al Bafta, al Critics Choise Awards, al Independent Spirit Awards,

  • Anno: 2018
  • Durata: 159'
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Barry Jenkins
  • Data di uscita: 24-January-2019

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