Vi riproponiamo questa recensione di Gotti – Il Primo Padrino di Kevin Connolly.
Il film è stato recentemente rilanciato su Raiplay. Vi basterà iscrivervi gratuitamente per vederlo.
La trama
John Gotti si faceva chiamare anche “The Dapper Don” e “The Teflon Don”. Il primo per il modo di vestire fin troppo ricercato, il secondo per la facilità con cui riusciva a far decadere tutte le accuse a lui rivolte. Stiamo parlando del padrino del Bronx che riuscì a compiere un’incredibile scalata, fino a diventare il capo della famiglia Gambino, una delle più potenti organizzazioni criminali di New York. La sua personalità esuberante e lo stile sgargiante ne causarono la caduta fruttandogli un’inaspettata fama sui mass media. Nel 1992 fu arrestato con le accuse di ricatto, omicidio (ben tredici), intralcio alla giustizia, furto, istigazione all’omicidio, gioco d’azzardo illegale, estorsione, evasione fiscale, usura e altri reati. Fu condannato alla prigione a vita, dove morì dieci anni dopo per un cancro alla gola.
John Gotti sul grande e piccolo schermo
Dopo un film per la tv del 1996, Gotti, interpretato da Armand Assante, nel 2018 è stato niente meno John Travolta a vestire i panni del pericoloso malavitoso. Gotti – Il primo padrino di Kevin Connolly e la sceneggiatura di Lem Dobbs e Leo Rossi, mette in scena piuttosto fedelmente le vicende che contrassegnarono la vita del padrino. In perfetto stile biografico, rinunciando a spettacolizzare eccessivamente gli eventi, laddove la realtà non necessitava di essere ulteriormente amplificata. Molti hanno espresso giudizi severi nei confronti del film, trascurando, forse, che il bisogno di aderenza ai fatti comportava una consistente riduzione della spettacolarità. Guardando il film, si deve prendere coscienza della circostanza che quanto viene rappresentato sullo schermo è davvero accaduto e ciò dovrebbe bastare per turbarlo efficacemente.
Il genere “gangster”
Se, invece, si osserva Gotti – Il Primo Padrino all’interno di una prospettiva comparativa di genere, di certo non brilla particolarmente. Rimane, comunque, un’efficace testimonianza di un pezzo di storia americana. Non è vero poi, come alcuni hanno osservato, che è presente un’apologia della figura di Gotti. Se ciò fosse vero, bisognerebbe criticare, tutti i gangster movie che, solitamente, esaltano abbastanza consapevolmente le vite dei criminali che mettono in scena. Il ritratto che ne emerge è quello di un uomo cocciutamente attaccato a un’etica altra, quella della malavita, a cui non fu disposto a rinunciare fino alla morte. Ma non per questo ne esce come un eroe, semmai come un individuo irrimediabilmente miope. Un uomo non in grado di guardare oltre il palmo del suo naso.
John Travolta, a proposito del film, disse: “Il filo conduttore è una conversazione che Gotti ebbe con suo figlio nel 1999 in prigione. Gotti Jr. chiede al padre di uscire dalla sua vita, a causa del senso del dovere che ha nei confronti della propria famiglia.