‘ACAB’, il film d’esordio di Stefano Sollima. Recensione
La serie tv 'ACAB', targata Netflix, al momento sta spopolando sulla piattaforma di streaming. Vi riproponiamo la nostra recensione dell'omonimo film, esordio di Stefano Sollima, che ha ispirato la serie.
ACAB – All Cops Are Bastards, un film del 2012 diretto da Stefano Sollima, al suo esordio sul grande schermo. Interpretato da Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Filippo Nigro e Domenico Diele. Attualmente lo trovate disponibile su Now Tv.
ACABè liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Carlo Bonini, giornalista de La Repubblica, come tendono a specificare gli sceneggiatori Daniele Cesarano, Barbara Petronio, Leonardi Valenti. Questi si sono ritrovati a faticare non poco per rendere fluibile e filmabile il contenuto del libro, per restituire il clima di odio che permea il carattere di tutti i personaggi in scena. Stefano Sollima ha detto del film:
“Sotto l’ombra inquietante di quanto successo al G8 di Genova nel 2001 si susseguono la morte dell’Ispettore Filippo Raciti, il 2 febbraio 2007, il caso di Giovanna Reggiani, aggredita, violentata ed uccisa da un romeno nei pressi della stazione di Tor Di Quinto il 30 ottobre 2007 e infine, la morte di Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio che l’11 novembre 2007 venne ucciso in una stazione di servizio da un colpo di pistola esploso dall’agente della polizia stradale Luigi Spaccarotella“.
ACAB: la sinossi
Per Cobra (Pierfrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro) e Mazinga (Marco Giallini), essere celerini, agenti della Sezione Mobile, è uno dei lavori più ingrati che possano esistere. Perennemente per la strada e bersaglio continuo dei protagonisti di numerosi episodi di guerriglia urbana, dagli scontri del G8 di Genova ai continui e sanguinosi scontri fuori dagli stadi. I tre sono costretti anche a guardarsi dalla diffidenza dei colleghi della polizia, non sempre favorevoli ai loro metodi spesso violenti e carichi d’odio e a confrontarsi con una vita privata fortemente compromessa. Un giorno, poi, mentre i tre sono impegnati con le loro vite private ormai allo sbando, nella loro sezione arriva Adriano (Domenico Diele), una nuova recluta da addestrare e a cui impartire le regole base dei celerini.
ACAB La recensione
Non ci sono giudizi nel film ACAB, acronimo di “All cops are bastard”. L’ultima opera di Stefano Sollima, autore della serie cult Romanzo criminale, è un racconto dove lo spettatore è costretto a mettersi nei panni di tutti i personaggi, senza necessariamente schierarsi. L’argomento è dei più controversi e di quelli che hanno spesso dominato le cronache italiane. Il lavoro del reparto mobile della polizia, ex Celere, quasi totalmente svolto per strada, dentro gli stadi e in mezzo alla violenza degli ultras, negli sgomberi dei campi rom, degli occupanti di case popolari, e ancora, nel rimpatrio delle prostitute. Un’attività disseminata di odio che i celerini non fanno che assorbire e che, a volte, li fa esplodere in gesti estremi di rabbia, che si aggiunge all’adrenalina accumulata.
Nella pellicola, girata a tratti sotto forma di documentario, c’è tutto questo. Il risultato è crudo, duro da vedere, ma racconta bene una realtà complicata e piena di punti di vista tirandone fuori i lati più oscuri.
I protagonisti, ripresi dal libro di Carlo Bonini, sono quattro poliziotti veterani con un passato all’insegna della guerriglia urbana, che li ha resi assetati di violenza. Cobra (Pierfrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro), Mazinga (Marco Giallini) e Carletto (Andrea Sartoretti), alcuni dei migliori interpreti del momento. Sollima indaga nelle dinamiche interne del loro lavoro e poi li segue anche nelle loro case, per dimostrare che questi due mondi sono due poli che si incontrano. Le manganellate e i nasi rotti ai tifosi sono sì, a volte, autodifesa, ma più spesso puro sfogo o la risposta violenta ai fallimenti personali. Ed è così ad esempio che Mazinga si trova a essere padre di uno skinhead che odia lui e l’intero corpo di polizia. La sua storia fa da quadratura del cerchio. Sotto lo stesso tetto vivono due nemici, entrambi vittime di un odio virale, che si trasmette senza soluzione di continuità.
Mentre questi reduci del G8 di Genova inseguono il sogno del poliziotto che mette ordine nel paese, tra azioni punitive e botte ai tifosi, arriva la giovane recluta Adriano. Quest’ultimo, interpretato da Domenico Diele, crea un punto di rottura con il sistema messo in piedi da questi “fratelli” di battaglia. Lui si metterà di traverso e combatterà per ripristinare la legalità che dovrebbe garantire un organo dello Stato, ma che sembra perduta dopo anni di omertà e connivenze. Forse è l’unico argine per mettere un freno alla spirale di violenza che Sollima porta sul grande schermo, ripercorrendo alcuni dei più recenti fatti di sangue della cronaca italiana, dalla morte di Gabriele Sandri all’omicidio di Giovanna Reggiani.
ACAB è dunque un film da non perdere. Non solo per i tratti stilistici simili a Romanzo criminale–che molto apprezzeranno i fan della serie – ma, soprattutto, per il pregio di saper raccontare uno spaccato di società che è continuamente sulle pagine dei giornali senza mai essere accompagnato da un’analisi priva di pregiudizi, come quella di Sollima.
Ilaria Mariotti
ACAB: La serie tv del 2025
A 13 anni dal film di Sollima, Netflix ha tratto una serie tv dalla pellicola. Nicola Roumeliotis ha intervistato per noi il nuovo cast e il regista.