Split, è un film del 2017 diretto da M. Night Shyamalan. Shyamalan ha sviluppato la sua sceneggiatura su un soggetto liberamente ispirato alla figura di Billy Milligan, un criminale statunitense affetto da disturbo dissociativo dell’identità. James McAvoy interpreta il pericoloso psicopatico, mentre le altre interpreti principali sono Anya Taylor-Joy, Jessica Sula, Haley Lu Richardson e Betty Buckley. Prodotto con un budget di 9 milioni di dollari, Split ne ha incassati quasi 277 milioni nel mondo, di cui 138 milioni in patria.
Sinossi
Le divisioni mentali di coloro che soffrono di disturbi dissociativi della personalità hanno a lungo affascinato ed eluso la scienza. Si ritiene che molte di esse possano garantire anche caratteristiche fisiche uniche per ogni personalità che si sviluppa in un unico essere umano. Sebbene Kevin abbia manifestato 23 diverse personalità alla sua psichiatra, la dottoressa Fletcher, solo una è quella dominante. Costretto a rapire tre adolescenti guidate dall’attenta Casey, Kevin mette in atto una guerra per la sopravvivenza tra tutti i Kevin che vivono in lui mentre intorno tutto il suo mondo cade a pezzi.
Liberamente ispirato alla figura di Billy Milligan, Split, grazie a un abile sceneggiatura (scritta dallo stesso M. Night Shyamalan), indaga e mette in scena con risultati assai apprezzabili il disturbo dissociativo dell’identità, quello, per intenderci, per cui un individuo sviluppa più personalità, diversissime tra loro, che, nel corso del tempo, si contendono a turno la gestione della vita reale della persona affetta dalla patologia, la quale quando torna in sé non riesce a ricordare alcunché. Il regista, dunque, parte da un dato di realtà sviluppandolo caparbiamente, fino a sconfinare nella fantasia, quantunque – e questa è la forza del film – le premesse realistiche conferiscano all’insieme un’inquietante aura di verità che fa non poca presa sullo spettatore, il quale rimane ipnotizzato, durante le circa due ore di visione, dallo sguardo magnetico di James McAvoy. Kevin Wendell Crumb/McAvoy danza tra un’identità e un’altra con leggiadria, senza mai calcare la mano, risultando sempre credibile, ed è proprio la sua incoscienza, il non esser consapevole di quanto avviene, il fattore che provoca più sgomento in chi guarda. Molto hitchcockiana e da brividi è la sequenza in cui le sfortunate ragazze cadute nel folle piano ordito dal protagonista lo osservano mentre, cambiando voce, dialoga con se stesso: capiscono di essere le vittime di un uomo fuori di senno, di cui non riescono a comprendere gli intenti, e tale incertezza provoca una ancor maggiore quota di angoscia. Interessante e ben strutturata anche la parte degli incontri tra Crumb e la sua psicoterapeuta: assistiamo al tentativo eroico della dottoressa di carpire quale delle ventitré personalità presenti nell’inconscio del suo paziente sia in quel preciso istante al comando. E poi il gran finale in cui M. Night Shyamalan, da navigato uomo di cinema qual è, dà la spallata conclusiva, fuoriuscendo dal verosimile, per entrate in una zona d’ombra grazie a cui stimolare riflessioni sulla struttura profonda dell’essere umano, oltre che preparare il terreno per l’aumento esponenziale di suspense, comunque fino a quel momento già assai presente. Non proseguiamo nello svelamento della trama – sarebbe imperdonabile nei confronti di chi non l’avesse ancora visto -, e vi invitiamo a fare esperienza di un film che s’imprime nella memoria, turbando, incuriosendo, appassionando. Un indimenticabile James McAvoy, facendo ricorso a tutto il repertorio a sua disposizione, si produce in una performance che lascia il segno. Insomma, Split è riuscito sotto tutti i punti di vista, soprattutto perché tiene superbamente insieme respiro autoriale e capacità di intrattenimento, sintesi che solo i grandi autori sono in grado di compiere.