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Il testimone invisibile di Stefano Mordini. Un esercizio di stile

Remake di un thriller spagnolo, Il testimone invisibile è il segno della ritrovata fiducia nel cinema di genere grazie a una confezione che non lesina nulla in termini di attori e messa in scena. Con la coppia Scamarcio e Mordini di nuovo insieme dopo la buon prova di Pericle il nero

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Un film come Il testimone invisibile, arrivato sulla piattaforma Netflix qualche anno fa sarebbe stata una felice eccezione, vista la scarsa considerazione che aveva il mercato nostrano per i prodotti di genere, destinati per mancanza di fondi a produzioni per lo più indipendenti dirette e interpretate da professionisti di non grande notorietà.

Al contrario, il lungometraggio di Stefano Mordini è la conferma della ritrovata fiducia in questo tipo di cinema, testimoniata anche dalla scintillante confezione allestita dal regista toscano che, accanto a divi del grande e piccolo schermo come Riccardo Scamarcio e Miriam Leone, può contare sulla navigata esperienza – nonché sul talento – di Fabrizio Bentivoglio e di Maria Paiato, tutti quanti chiamati a interpretare personaggi che hanno qualcosa da nascondere.

A partire da Adriano Doria (Scamarcio), imprenditore di successo accusato di aver ucciso l’amante (Leone), nonostante lo stesso si dichiari innocente. Non sono da meno il suo difensore, la penalista Virginia Ferrara (Paiato), incaricata di preparare la strategia difensiva in grado di opporsi all’emergere di un misterioso testimone, così come Tommaso Garri (Bentivoglio), legato alle vicissitudini di Doria, nella maniera che lo spettatore avrà modo di vedere con lo sviluppo della storia.

In considerazione della natura speculativa del film, data dal fatto che la storia torna di continuo al suo principio, quella della giornata in cui accade il contrattempo da cui scaturisce il resto, Il testimone invisibile è organizzato alla stregua di una partita a scacchi, in cui  il pensiero che le dà il via conta più dell’azione.

In questo senso, l’ambientazione gioca a favore del film, poiché le circostanze isolano i personaggi nella stanza di un albergo e in una località montana, luoghi che ben si adattano a una rappresentazione mentale della tenzone, essendo il lungometraggio di Mordini una sorta di inseguimento sempre differito tra vittime e colpevole.

Trattandosi di un delitto auspicabilmente perfetto, è quasi scontato ritrovare riferimenti hitchockiani, anche a livello di immagini: ci riferiamo, per esempio, alle volte in cui la macchina da presa cita La finestra sul cortile, in cui il voyeurismo cinematografico trova soddisfazione nello spiare i personaggi all’interno della propria abitazione. In questo caso, però, a contare non è il grado di cinefilia, ma la capacità di travestire di una forma narrativa l’ingranaggio strutturale del film.

Il fatto di non esserci riuscito giustifica in parte una recitazione meno efficace di quello che invece avrebbe dovuto essere, oltre a determinare un calo di tensione, dovuta alla ripetitività del canovaccio. Remake dello spagnolo Contratiempo – visto in Italia nell’ambito del Festival del Cinema Spagnolo – Il testimone invisibile ha i pregi e i difetti dell’esercizio di stile.

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