Il delitto Matteotti, un film del 1973, diretto da Florestano Vancini, con Franco Nero, Vittorio De Sica, Mario Adorf, Riccardo Cucciolla, Gastone Moschin, Umberto Orsini, Renzo Montagnani, Manuela Kustermann, Damiano Damiani. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Florestano Vancini e Lucio Manlio Battistrada, la fotografia di Dario Di Palma, il montaggio di Nino Baragli. Nel 1973 Il delitto Matteotti ottene il Gran Premio al Festival cinematografico internazionale di Mosca.
Sinossi
Italia 1924. Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista, chiede alla Camera che vengano annullate le elezioni del 6 aprile a causa delle illegalità e delle violenze che hanno dato al fascismo la maggioranza dei voti. Il 10 giugno alcuni fascisti rapiscono e percuotono a morte il deputato. L’opinione pubblica ne è sconvolta, l’opposizione politica si coagula e decide di boicottare i lavori del Parlamento astenendosene, (il cosiddetto Aventino). Mussolini, preoccupato, dispone che la polizia, obbediente al suo partito, arresti alcuni responsabili, sottraendoli alla magistratura. Mentre il Re rifiuta di togliere la fiducia al Capo del Governo e gli esponenti fascisti esigono da Mussolini la maniera dura, questi rimonta pian piano la crisi dell’isolamento fino a che il 3 gennaio 1925 dichiara alla Camera di assumersi tutte le responsabilità politiche, morali e storiche del delitto, e che spazzerà le opposizioni. È l’inizio vero e proprio della dittatura.
Florestano Vancini (un notevole regista relegato di solito e ingiustamente tra i “minori”) ripercorre i mesi successivi all’assassinio del primo segretario del Partito Socialista Unitario con grande precisione e attenzione alla documentazione degli avvenimenti, alla caratterizzazione sia fisica che psicologica dei protagonisti, e con fedeltà alle autentiche parole degli stessi, anche negli adattamenti necessari alla sceneggiatura. Predominante è quindi il carattere storico-documentaristico del film, chiaro fin dai titoli iniziali con appelli a fotografie e articoli di giornale. Tuttavia Vancini riesce a infondere interesse anche emotivo nello spettatore, impiegando il fermo-immagine nelle sequenze di maggior tensione e svolgendo la narrazione con andamento efficace e asciutto, senza mai indulgere a patetismi gratuiti, complice la robusta e icastica ruvidezza della musica di Egisto Macchi. L’agguato infame che praticamente segnò l’inizio della dittatura fascista in Italia e tolse di mezzo il deputato socialista Giacomo Matteotti è raccontato con dovizia di particolari: i fatti, dall’arringa in parlamento, già inquinato dall’omertà di molti verso il regime crescente di Benito Mussolini, all’espandersi dello squadrismo come regola vigente per mantenere il potere. Molti nomi noti nel cast: Mario Adorf è il miglior Mussolini mai visto al cinema. Vittorio De Sica è in una della sue parti migliori; Franco Nero si conferma bravo non solo nella parti di azione, ma anche nel cinema impegnato. Montagnani, Cucciolla, Moschin e tanti altri recitano benissimo. Il delitto Matteotti dovrebbe essere mostrato obbligatoriamente nelle scuole superiori. Raramente un esercizio così splendido di arte si coniuga alla riflessione etica e politica. Questo è un capolavoro di estetica, nel senso pregnante del termine.