All’interno di Rather be Horizontal: Women in Film, la nuova sezione del MedFilm Festival 2018 che ci ha permesso di scoprire il conturbante Mouth Of Truth della croata Barbara Vekaric, c’è un altro corto che ha attratto la nostra attenzione. Lo si potrebbe definire un po’ riduttivamente un lavoro di natura documentaria. Ma The Men Behind the Wall è anche qualcos’altro: rappresenta, a ben vedere, un viaggio in soggettiva lungo quella linea di confine che non separa soltanto due territori dai trascorsi tormentati, ma anche contesti antropologici nei quali le pulsioni erotiche più profonde, il delicato rapporto tra uomo e donna, e altri sistemi relazionali complessi sembrano nutrirsi di quella stessa aria stagnante che la politica ha avvelenato. Senza moralismi di sorta, l’intelligente filmaker Ines Moldavsky ha voluto mettersi in gioco personalmente per farci da Caronte nell’esplorazione di questa anomalia umana, sentimentale e geografica, che non può fare a meno di lasciarci turbati.
Nativa di Buenos Aires, ma attiva da diversi anni a Tel Aviv, la Moldavsky ha scelto di scandagliare uno dei tanti rimossi del conflitto israelo-palestinese lasciandosi guidare a sua volta da un’applicazione di incontri. Avvalendosi degli espedienti del caso per attraversare il problematico confine fisico tra Gerusalemme e la Cisgiordania, l’impavida cineasta si è quindi ritrovata in uno spazio interiore e culturale a lei potenzialmente estraneo, dove ad attenderla vi erano profili (qui è proprio il caso di dirlo) di uomini fortemente desiderosi di incontri con l’altro sesso, al di là di qualsiasi preclusione ideologica ed etnica, ma inevitabilmente condizionati dal vivere in una sorta di prigione a cielo aperto. Lì come a Gaza. E sono uomini assai diversi tra loro per età, carattere, ceto sociale e convinzioni politiche, quelli che la Moldavsky ha incontrato; il che ha dato a questo curioso esperimento audiovisivo, condotto tanto spudoratamente quanto con l’intima e radicata comprensione del percorso intrapreso, un valore che accarezza la dimensione sociologica, per realizzarsi poi pienamente in chiave esistenziale.