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36 Torino Film Festival: Drive Me Home di Simone Catania, dramma generazionale alla riscoperta delle proprie radici familiari

Drive Me Home è un film che mette in scena una storia di amicizia e di crisi generazionale, rappresentata dai due protagonisti della storia. Le interpretazioni di Vinicio Marchioni e di Marco d'Amore sorreggono egregiamente tutto il peso del film, dall'inizio alla fine, rendendo simpatici questi due ragazzi invecchiati e sopravvissuti alla vita

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Antonio (Vinicio Marchioni) dopo un lungo viaggio ritrova il suo amico Agostino (Marco d’Amore) in una piazzola di sosta per caminionisti. Inizia così Drive Me Home di Simone Catania, con un incontro tra due amici d’infanzia che si sono persi di vista da quindici anni. Drive Me Home, presentato al 36 Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile/Film Commission Torino Piemonte, è un film che mette in scena una storia di amicizia e di crisi generazionale rappresentata dai due protagonisti della storia. Antonio è in bancarotta e orfano. La casa di famiglia nella campagna in un paese dell’entroterra siciliano è appesantita di debiti ed è stata messa in vendita per evitare l’asta fallimentare. Il giovane uomo non ha più nulla, ha vissuto ramingo e girovago per l’Europa, svolgendo i lavori più umili e disparati. Va alla ricerca di Agostino, perché come gli confessa in una scena del film, è l’unico della famiglia che gli è rimasto. Agostino al contrario fa il camionista in Olanda e gira l’Europa soddisfatto del suo lavoro. E si è allontanato dalla Sicilia e da suo padre dopo aver rivelato la sua omosessualità.

Simone Catania disvela lentamente il rapporto che esiste tra i due amici, con continui flashback evocativi della loro infanzia e della figura della madre di Antonio. L’incomprensione tra i due viene descritta da parte di Antonio come se avesse fatto qualcosa di male all’amico e da Agostino per timore di essere mal giudicato per la propria sessualità, dopo che il padre lo ha cacciato di casa. Drive Me Home è un’altro road movie visto al festival che oltre a percorrere le strade è un viaggio a ritroso verso un passato felice e pieno di sogni e speranze. Il ritorno alla casa avita e la ritrovata amicizia sono la metafora di una parte generazionale (quella dei quarantenni) che ha perduto qualsiasi punto di riferimento, finanche le proprie radici, diluendo l’esistenza in un territorio fatto di spazi contigui, liminali, alternativi, liquidi. Il film risulta così la rappresentazione perfetta di una società instabile e in continuo movimento, dove in centro di stabilità sono i personaggi stessi che si muovono all’interno di un ambiente senza più nessun confine.

Il regista italiano compone un’opera imperfetta dove le parti meno convincenti sono delle scorciatoie di sceneggiatura che rendono facile lo sviluppo psicologico dei personaggi. A titolo di esempio, c’è l’incidente che ha Agostino con il proprio automezzo appena arrivato in Italia e, dopo un litigio con Antonio, tutta la sequenza all’interno di una fattoria, alquanto inverosimile e forzata. Oppure il telefonato e prevedibile finale.  Di contro, però, Drive Me Home ha anche dei pregi, come ad esempio la capacità di una messa in scena claustrofobica che rende perfettamente lo stato dei due personaggi. E un vero valore aggiunto sono poi le interpretazioni di Vinicio Marchioni e di Marco d’Amore che portano sulle loro spalle tutto il peso del film, dall’inizio alla fine, rendendo simpatici questi due ragazzi invecchiati e sopravvissuti alla vita.

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  • Anno: 2018
  • Durata: 100'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Simone Catania