Ovunque proteggimi di Bonifacio Angius è la sorpresa italiana del 36 Torino Film Festival. Presentato nella sezione Festa Mobile, l’opera terza del regista sardo racconta le vicissitudini di due anime perse e sole che si trovano per un breve momento dando senso alle loro vite. Alessandro è un cantante di piazza verso la fine di carriera, orfano di padre, alcolizzato e in preda a crisi di violenza incontrollata che si sfogano contro la madre. Una sera, in preda al delirio, viene ricoverato per un trattamento sanitario obbligatorio in un reparto psichiatrico. Qui incontra Francesca, una giovane donna disadattata e drogata, a cui hanno tolto la patria potestà del figlio Antonio. Tra i due nasce un sentimento profondo che porta Alessandro ad aiutare la donna nella ricerca del figlio rinchiuso in una comunità protetta.
Ovunque proteggimi si trasforma ben presto in un road movie tra le strade della Sardegna, dove la coppia è in fuga dopo aver recuperato Antonio con il sogno di Francesca di andare a Barcellona, una specie di terra promessa dove ricominciare una nuova vita insieme al figlio. Tutto poggia sulle spalle degli interpreti semiprofessionisti, Alessandro Gazale e Francesca Niedda, che riescono a fornire una profondità ai personaggi di rara bellezza emotiva: l’incontro tra loser e le loro dinamiche emotive è il tema portante di Ovunque proteggimi, che mette in scena il rapporto di affinità elettive tra due anime irrequiete. Alessandro e Francesca, in qualche modo, trovano un equilibrio (in)stabile che li allontana dalle loro ossessioni autodistruttive, ritrovando uno scopo seppur provvisorio: Francesca nella riconquista del rapporto madre-figlio e Alessandro nel cercare di renderlo concreto.
Il giovane regista sardo introduce, poi, come terzo personaggio il paesaggio che diventa non solo spazio in cui si muovono per linee rette i protagonisti, ma soprattutto luogo di rivelazione sentimentale. Così il paesaggio, brullo e assolato, si trasforma in uno scenario che avvolge Alessandro e Francesca, facendoli prendere forza delle loro possibilità di esseri umani con una vita da ricostruire. Angius è bravo a non far scadere mai Ovunque proteggimi nel melodramma, muovendo la macchina da presa sul filo delle possibilità drammaturgiche. L’empatia per i due protagonisti è totalizzante e la loro disperata ricerca di felicità s’innesta nel tessuto visivo. L’autore alterna totali, dove gli attori si muovono e recitano diretti in modo millimetrico, a primi piani dei volti espressivi degli interpreti e campi lunghi in cui la solitudine di Alessandro e Francesca è messa in evidenza. Angius racconta una storia minimale e in media res di rara bellezza e con un afflato poetico, arricchita dalla colonna sonora di Carlo Doneddu, che utilizza la musica popolare in modo diegetico e un tema musicale extradiegetico che accompagna i due protagonisti nei momenti topici della vicenda.
Ovunque proteggi parla di amore: quello di coppia tra Alessandro e Francesca, quello materno di Francesca per il figlio e quello filiale, reso esplicito da Antonio nei confronti della madre e implicito di Alessandro per il padre morto, cui deve l’insegnamento della musica con la quale riesce a vivere da trent’anni girando le fiere di paese. Un amore che scorre sottotraccia nei volti dei protagonisti, nelle riprese della Sardegna, tributo alla propria terra da parte del regista, e che esplode violentemente nelle reazioni estreme di Alessandro e Francesca, incompresi dalle persone che gli stanno intorno. Il rapporto di Francesca e di Alessandro con le proprie madri è quasi speculare, basato sullo scontro fisico e verbale e sull’incomprensione reciproca dei propri rapporti parentali che li rendono ancora più alieni e rifiutati da una società che segue regole scritte e indiscutibili.
Del resto, l’estremo sacrificio finale di Alessandro per realizzare il sogno di una vita nuova per Francesca e suo figlio è un altro gesto di amore assoluto e disinteressato, dove il senso dell’esistenza di uno è basato sulla rinuncia per offrire un’opportunità all’altra. Una vera elegia di speranza, un’affermazione di un riscatto contro tutti e tutto. Ovunque proteggimi è un’opera tesa e compatta, senza sbavature, in cui l’occhio della cinepresa diventa attivo rendendo magmatica e fascinosa la visione filmica fino alla commozione finale del primo piano di Alessandro, sconfitto e vittorioso allo stesso tempo.