Arrivato in streaming su Netflix, Wildlife è il debutto dell’attore Paul Dano dietro la macchina da presa.
Produttore e co-sceneggiatore (insieme alla fidanzata Zoe Kazan), Dano traduce in immagini il soggetto tratto dal romanzo Incendi di Richard Ford con una certa bravura visiva e una ricercata direzione degli attori.
In Wildlife assistiamo al dramma familiare visto attraverso gli occhi del giovane Joe Brinson (Ed Oxenbould), testimone del disfacimento del rapporto dei giovani genitori Jeanette (Carey Mulligan) e Jerry (Jake Gyllenhaal) in una cittadina del Montana nel 1960.
Trama Wildlife
Perso il lavoro, Jerry passa un momento di stasi che lo porta ad allontanarsi dalla famiglia aggregandosi ai volontari che stanno cercando di spegnere gli incendi che bruciano le foreste montane intorno alle vallate della cittadina. Jeanette prende l’abbandono come una rinuncia da parte del marito, che la manda in crisi, cercando una via veloce alla ricerca di una sicurezza economica, gettandosi nelle braccia di un ricco imprenditore locale. Joe assiste alle dinamiche emotive dei genitori, prima del padre, poi seguendo da vicino le complesse incertezze della madre, come testimone partecipe e muto, colpito da un’angoscia impotente della disgregazione del nucleo familiare. Joe è un adolescente che non si scoraggia e il suo volto esprime in modo intenso il tumultuoso sommovimento interiore che lo avvolge, cercando di capire le ragioni prima dell’uno poi dell’altra.
Wildlife : storia di una famiglia
Paul Dano tratteggia con grande dolcezza, senza scadere mai nel melodramma, questa piccola storia di una famiglia povera alle prese con un momento di crisi.
Certo, Wildlife è un dramma minimale, che al di là del periodo storico, rappresenta in modo traslato i tempi incerti della nostra contemporaneità. Del resto, il giovane regista mette in scena un’America della profonda provincia, che non appare così ricca né in un periodo di crescita economica, invece sembra di osservare un paese in piena crisi, dove i divari di classe sono evidenti così come la caduta che sta sempre dietro l’angolo.
Wildlife inizia con una scena familiare elegiaca, con Jerry che gioca a football con Joe, e sembra di vedere una famiglia coesa e felice. Ma il dramma e la disgregazione è già insita nel momento in cui il lavoro viene a mancare e la ricerca dello stesso diventa difficile.
Incendio metafora del bruciare
L’incendio diventa così la grande metafora del “bruciare” non solo gli alberi, ma un’intera economia, una società e, di conseguenza, l’unità familiare. E se Jerry cerca di “spegnere” il fuoco, di essere parte attiva nella risoluzione dei problemi, Jeannette, al contrario, non comprende la situazione e il gesto del marito e cerca un differente baricentro della sua esistenza.
In una delle più belle sequenze, Jeanette porta il figlio sulla montagna a far vedere l’incendio al figlio. Su un primo piano vediamo le fiamme brillare negli occhi di Joe e in un controcampo abbiamo la visione dell’incendio. In tutto Wildlife, Dano utilizza spesso questi campi/controcampi tra il personaggio umano e il paesaggio che diventa un vero e proprio genius loci che determina l’isolamento in cui vivono i personaggi, dove gli incendi non sono solo fisici ma emotivi.
Wildlife una messa in scena geometrica.
Dano utilizza una messa in scena geometrica, con inquadrature di ampio respiro sia negli esterni sia negli interni e un utilizzo di una palette di colori che cita pittoricamente le opere e le atmosfere di Edward Hopper.
Joe è costretto a lavorare part time presso uno studio fotografico per contribuire al bilancio familiare precario. Le pose di famiglie, coppie e persone, sono esempi del tentativo di fermare nel tempo il ricordo di momenti felici, come spiega il fotografo al suo giovane apprendista. Così, nel bellissimo finale, quando ormai Jeanette ha lasciato definitivamente il marito e il figlio andando a vivere a Denver, Joe chiede ai genitori di farsi una fotografia insieme. Una presa di coscienza da parte del giovane di una felicità e un’armonia ormai appartenenti al passato, e così sorge in lui così il desiderio di fermare in un’immagine il ricordo di quello che aveva e ora non vive più.
Presentato in concorso al 36 Torino Film Festival, Wildlife di Paul Dano rivela un nuovo autore interessante.
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