L’ospite di Duccio Chiarini arriva su Netfflix. Lo abbiamo visto al Torino Film Festival.
Il film L’ospite di Duccio Chiarini racconta le disavventure amorose di Guido, un giovane ricercatore precario sulle soglie dei quarant’anni che attraversa un momento di crisi nel rapporto con la sua compagna Chiara. L’opera prima del giovane regista italiano s’inserisce in quel filone del cinema nazionale della commedia contemporanea che affronta storie minimaliste, basate sull’esplorazione dei sentimenti individuali e dei rapporti emotivi. In una Roma che fa da sfondo anonimo alla vicenda (potrebbe essere vissuta in una qualsiasi altra città italiana), la macchina da presa diventa una penna con cui vergare sullo schermo l’intimità mai urlata dei personaggi.
La prima inquadratura de L’ospite, del resto, è cifra stilistica dell’intera opera: sul primo piano di Chiara, distesa sul letto nuda, parla Guido fuori campo mentre cerca di ritrovare il preservativo incastrato negli organi genitali della donna. La partenza ha una doppia valenza. Da un lato, immediatamente, c’è l’imprinting di una certa inettitudine alla vita del personaggio, che non affronta mai di petto le situazioni, tutto deve scorrere in una tranquilla stabilità quotidiana dove la precarietà del lavoro e la solidità del rapporto con l’altro è accettata senza nessuna elaborazione o aspettativa. Dall’altra parte, con il rischio di una gravidanza indesiderata da Chiara, s’innesca il processo narrativo che porta al lento allontanamento della donna dall’uomo amato, dovuto principalmente alla ricerca di una realizzazione professionale che la elevi dallo stato anonimo e senza prospettive di crescita in cui si trova.
La crisi coniugale stravolge Guido che lascia l’appartamento che condivide con Chiara e inizia a peregrinare tra le case dei genitori, quella di un amico donnaiolo e un altra di una coppia di amici, con lei in attesa del secondo bambino e alle prese con un ritorno di fiamma per un suo ex. Guido attraversa le vite degli amici e la sua come un ospite, dormendo sui divani, in un’esistenza che perde ogni riferimento e di cui lui non riesce a capire fino in fondo le motivazioni. Ne L’ospite il protagonista si aggira in preda all’ansia e alla ricerca di un conservatorismo emotivo e personale, rimanendo un osservatore stupito dei continui sommovimenti nelle vite altrui (comprese quelle dei genitori, che hanno un rapporto longevo e asprigno). E appare come uno dei personaggi dei racconti di Italo Calvino, di cui Guido è uno studioso (sta lavorando a un saggio da anni sull’opera dello scrittore senza che riesca a vedere la luce, sfruttato dalla docente universitaria con cui collabora).
L’ospite è un film sugli strappi necessari nella vita per poter aspirare a qualcosa di diverso – un nuovo amore, un’altra possibilità, la realizzazione lavorativa – in cui il protagonista solo alla fine riesce ad accettare l’instabilità della propria esistenza, che è un flusso in continuo movimento e non un terreno delimitato su cui poggiarsi come elemento statico. Così Guido, alla fine, saluterà Chiara, che emigra in Canada per un nuovo lavoro più consono alle sue capacità, abbandona il mondo universitario e il saggio su Calvino, accetta l’insegnamento come lavoro e cerca una nuova casa e forse trova un nuovo amore. L’ospite è una pellicola fatta di parole, corpi e volti più che di immagini, dove i dialoghi sono preponderanti rispetto a un’azione passiva se non del tutto assente. Chiarini narra l’incertezza di una generazione, forse simile a tante altre nel passato, restando sempre all’interno delle dinamiche emotive dei personaggi con un certo garbo e leggerezza, sottovoce, mai urlando. Una commedia agrodolce, dove a volte si ride, a volte si partecipa ai sussulti e alle angosce di Guido e degli altri personaggi di cui lo spettatore prova una certa simpatia e in cui può riconoscere un amico, una coppia, dei genitori. Questo è sicuramente un pregio, ma è anche un limite, non permettendo al film di penetrare fino in fondo la materia di cui parla, ma registrando solo la superficie degli eventi, senza mai veramente graffiare.
Progetto nato all’interno del TorinoFilmLab, dopo la prima internazionale allo scorso Festival di Locarno, L’ospite è stato proiettato nella prima giornata del 36° Torino Film Festival alla presenza del regista e dei produttori, ricevendo una calorosa risposta dal pubblico in sala.
Qui potete leggere l’intervista al regista Duccio Chiarini