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Film da Vedere

L’assassino, il primo film di Elio Petri con Marcello Mastroianni

In questo suo primo lungometraggio, impostato in chiave thriller, Petri mette in scena una curata analisi psicologica dei turbamenti del protagonista, contribuendo così alla nascita di una nuova filmografia italiana che tentava di superare i limiti del Neorealismo

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L’assassino, un film del 1961 diretto da Elio Petri, con Marcello Mastroianni, Salvo Randone, Micheline Presle, Loris Bazzocchi, Andrea Checchi. In questo suo primo lungometraggio, impostato in chiave thriller, Petri mette in scena una curata analisi psicologica dei turbamenti del protagonista, contribuendo così alla nascita di una nuova filmografia italiana che tentava di superare i limiti del Neorealismo. Il regista, a proposito del film, ha dichiarato: «Il personaggio interpretato da Mastroianni è colpevole di disumanità. Totalmente disumanizzato, egli accetta questo processo di disumanizzazione e concepisce le relazioni umane come rapporti tra i suoi bisogni personali e coloro che fanno parte della sua vita. Gli altri sono solo oggetti da usarsi semplicemente per i propri scopi».

Sinossi
Il giovane antiquario Alfredo Martelli viene prelevato dalla sua abitazione e accompagnato dalla Polizia in questura senza alcuna spiegazione. L’uomo attende a lungo di conoscere la ragione del fermo, finché il Commissario gli rivela che è indiziato per omicidio. È stata infatti assassinata la sua ex-amante, che egli ha incontrato proprio la sera prima per chiederle la dilazione di un pagamento. Martelli trascorre un’intera giornata a ripercorrere tutta la sua vita fra le domande del commissario, interrogatori e un’angosciosa notte in cella, fino al colpo di scena conclusivo.

Un Petri d’antan, alle prime armi, già maturo. Una storia inusuale per il cinema italiano, anzitutto perché L’assassino è un giallo psicologico che ha una sua classe che lo distingue da altre produzioni simili, e poi in quanto non è semplicemente un racconto aneddotico con venature da thriller. È un film a scatole cinesi, fondato sulla suspense del sospetto, sull’esercitazione del dubbio e sulla certezza delle prove.

Non per caso il protagonista, alla fine, risulta molto ambiguo, dopo una serie di vari stati d’animo che lo accompagna per tutto il corso dell’opera (incredulità, terrore, rassegnazione, disperazione). Elio Petri, poi, ci mette del suo con la feroce critica degli ambienti polizieschi (a suo modo è un poliziesco di alta fattura), ben identificati nella figura del commissario sospettoso dell’eccellente Salvo Randone. C’è infine uno sguardo impietoso verso la società dei media che costruisce il profilo del mostro da sbattere in prima pagina, con le interviste ai vicini di casa e gli episodi emblematici. nella prevedibile seconda parte.

Le musiche avvolgenti e la cupa fotografia fanno il resto, assieme a un Marcello Mastroianni superlativo. Il merito di Petri in questa sua opera prima sta nel descrivere come il protagonista, di fronte ad una situazione paradossale e misteriosa (il suo interrogatorio e il successivo arresto), si ritrovi a ripercorrere, attraverso un serie di flashback, alcune tappe significative del suo passato di arrampicatore sociale e del suo modo meschino e opportunistico di relazionarsi con gli altri.

Alla fine del film, riguardo al delitto della sua amante, come dichiarato dallo stesso Petri, è quantomeno “colpevole di disumanità“. L’assassino è un mosaico ben intarsiato dagli sceneggiatori (Tonino Guerra, Festa Campanile e Franciosa) che aiutano il regista a dare forma a un’idea di cinema che egli migliorerà film dopo film: un senso di claustrofobia che coglie il protagonista di turno nell’intimo e nel pubblico, in interni come in esterni, con le istituzioni o nel familiare non ha importanza.

Avvalendosi di collaboratori tecnici di primo livello quali Carlo Di Palma, Ruggero Mastroianni, Piero Piccioni, Giuliano Montaldo aiuto regista, Dario Di Palma operatore alla macchina e fior d’attori. Marcello Mastroianni (che diverrà amico e lavorerà altre tre volte col regista) imprime toni bassi e tormentati al suo ambiguo personaggio; Salvo Randone (straordinario attore di teatro e interprete cinematografico esclusivo di Petri), il commissario Palumbo, che non tollera il passato anarchico e antifascista del nonno di Martelli, anticipa il personaggio del dottore di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto con più umanità e meno rimorsi sulla coscienza; infine, troviamo le due donne opposte di Micheline Presle e Cristina Gaioni e le spie Toni Ucci e Paolo Panelli.Italia, Francia

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  • Anno: 1961
  • Durata: 105'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia, Francia
  • Regia: Elio Petri