Come creare un ponte e abbattere i muri sociali? Una ragazza israeliana – mostrata allo spettatore unicamente tramite un’immagine digitale – cerca un contatto con ragazzi palestinesi tramite incontri su Tinder. L’immaginario del mondo virtuale si sovrappone a quello reale: brevi frammenti di conversazione si alternano alle immagini dell’ambiente urbano dove gli incontri si concretizzano con uomini che cercano di soddisfare i propri impulsi e desideri di lussuria. Moldavsky sceglie uno sperimentale registro documentaristico per un’opera radicale condotta come un’indagine sociale che rovescia il comune punto di vista del conflitto israelo-palestinese (in The Man Behind the wall di Ines Modavsky).
La regista italiana Rossella Inglese mette l’accento sull’attuale cronaca della prostituzione giovanile: Denise è una ragazza irrequieta e aggressiva, perennemente ossessionata dall’immagine del proprio corpo che non esita a mostrare in maniera disinibita e provocatoria davanti alla videocamera: un’osmosi evidenziata da un rapporto simbiotico tra realtà e immagine. È il ritratto frenetico di un’adolescente alla deriva: incarnazione del desiderio sessuale dei coetanei, cui non esita a darsi, prostituendosi, per colmare il vuoto della propria esistenza (Denise di Rossella Inglese).
In un bianco e nero dai forti contrasti, la macchina da presa scorge una donna scalza entrare in un locale e poggiare con naturalezza le sue scarpe su un tavolo. Nello stupore generale un operaio, profondamente colpito dal gesto inconsueto e dal fascino della donna, decide di seguirla fino al suo appartamento: nonostante la timidezza si lascia condurre in un intenso rito di corteggiamento alla scoperta della propria sessualità. Un bellissimo racconto poetico dai toni sommessi e delicati sulla forza del desiderio (Terrain Vague di Latifa Said).
Una poesia viene sussurrata come un rituale magico, mentre una donna compie una performance artistica e viene effettuato un tradizionale rituale iraniano: è una fugace preghiera liberatoria contro l’establishment conservatore iraniano intento a reprimere il desiderio sessuale delle donne musulmane (I have sin a rapturus sin di Maryam Tafakory).
Sono alcune delle storie narrate nei corti di varie nazionalità e presentati nella sezione Rather be orizontal – Women in Film del MedFilm Festival: opere animate da differenti stili di racconto, ma accomunate da una profonda indagine sulla fragilità della condizione femminile, da cui emerge la percezione di uno sguardo potente sulla forza propulsiva del desiderio.
Silvia Scarpini