Sfogliando i credits di Tutti lo sanno è impossibile non notare quale concentrazione di premi Oscar vi sia nel cast e nella crew dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Asghar Farhadi, ora disponibile su Prime Video dopo aver aperto la 71ª edizione del Festival di Cannes. Quello a disposizione della pellicola diretta dal regista iraniano, a sua volta vincitore di due statuette per il miglior film straniero con Una separazione e Il cliente, è un parterre de rois con un palmares alle spalle di tutto rispetto, di quelli che giocoforza sono in grado di alzare l’asticella qualitativa del progetto al quale hanno preso parte.
Nello specifico, si tratta dei premi Oscar Penelope Cruz e Javier Bardem, rispettivamente vincitori dell’ambito riconoscimento con Vicky Cristina Barcelona e Non è un paese per vecchi, ai quali si va ad aggiungere la presenza nel cast di un altro pezzo da novanta del panorama internazionale, ossia l’argentino Ricardo Darín, noto per la sua interpretazione ne Il segreto dei suoi occhi, che nel 2010 si aggiudicò la statuetta per il miglior film straniero. Questo per dire che la curiosità e l’attesa non potevano che essere elevate visto il potenziale messo a disposizione del progetto.
Tutti lo sanno- La storia
In Tutti lo sanno, la musa ispiratrice di Pedro Almodóvar si cala nei panni di Laura, una donna che dall’Argentina, dove si era trasferita anni prima, torna con i figli in occasione del matrimonio della sorella nel paese d’origine, una cittadina nel cuore della Spagna. Ma alcuni avvenimenti inaspettati turberanno il suo soggiorno facendo riaffiorare un passato rimasto sepolto troppo a lungo.
Una sinossi, questa, che mette subito in evidenza gli ingredienti alla base del racconto e con i quali darà forma e sostanza agli accadimenti e ai destini dei personaggi in gioco. Il cineasta iraniano prende in carico un film che unisce all’epos tragico i colori del thriller psicologico, dove niente è come appare e dove bugie e rancori si celano anche laddove può sembrare di essere al sicuro. La cosiddetta regola del sospetto regge interamente il mix. Tutti, o quasi tutti, sono chiamati in causa come potenziali responabili delle malefatte che daranno il là alla tela mistery da sbrogliare.
La recensione
Pur con qualche calo di troppo dopo il primo twist, il film regge comunque l’impatto con le due ore e passa di timeline, affidandosi soprattutto alla capacità di Farhadi di giocare con i cambi di tonalità e con le atmosfere via via sempre più ansiogene e nere di un cerchio che, capitolo dopo capitolo, va stringendosi, portando a galla la verità. Ma in Tutti lo sanno risulta determinante l’apporto attoriale tanto dei singoli quanto dell’elemento corale, importante per consentire a scene altrimenti a rischio caduta di caricarsi di una dose sufficiente di emozioni e di tensione (vedi la discussione a tavola tra Paco e sua moglie con i familiari di Laura, oppure il confronto alla vigna tra Laura e Paco a proposito della fine della loro relazione).
Mai come in questo caso sono gli attori a fare la differenza, dando ai dialoghi e alle situazioni quella potenza di fuoco e quella capacità di compenetrazione che altrimenti non avrebbero raggiunto le stesse punte. Non siamo al cospetto di vette elevate, con lo stesso Farhadi che non le tocca come in passato, così come gli attori che gli sono stati messi a disposizione, ma a conti fatti quello in questione è un film che assolve al compito che gli è stato dato, ossia di tenere vivo l’interesse del pubblico di turno sino all’epilogo.