Quando la magia del Natale incontra la magia del Cinema (d’animazione) escono piccoli gioielli come Il Grinch di Scott Mosier e Yarrow Cheney. A distanza di quasi vent’anni dall’omonima pellicola con Jim Carrey, torna sullo schermo il dissacrante personaggio verde, nemico del Natale e dell’umanità in generale, accompagnato dal fedele compagno a quattro zampe e con il cuore di due taglie più piccole.
Adesso in classifica su Netflix.
Il Grinch è basato sul racconto per bambini del Dr. Seuss
Se si pensa che la storia si basa su un racconto per bambini (How the Grinch stole Christmas) scritto nel 1957 dal Dr.Seuss, si ha una vaga idea di quanto il tempo non possa minimamente intaccare determinati elementi, impressi nel nostro immaginario dall’arte letteraria e cinematografica e ogni volta capaci di portarci oltre i confini dello schermo, all’interno di un vero e proprio mondo altro, magico ed emozionante.
Il Grinch è come un giro sulle giostre, e il concetto è ben evidente sin dalle primissime scene: una girandola di luci colorate ed energia positiva pervade il piccolo villaggio di Whoville, impegnato a dare vita al Natale più grande di sempre, tra canti, regali e decorazioni di ogni forma e taglia. Eccoci allora immediatamente e irrimediabilmente avvolti dall’atmosfera tipica di questo particolare periodo dell’anno, felici come bambini e pronti a credere a tutto quello che ci si presenterà davanti.
L’ottima resa grafica fa il paio con il sarcasmo del protagonista
Il sarcasmo che caratterizza il Grinch è travolgente, le sue battute sono geniali e il modo in cui è tratteggiato il suo rapporto con il cagnolino Max è qualcosa di assolutamente irresistibile, ma non si ha mai la percezione di andare sopra le righe, merito anche di una resa grafica quanto mai realistica per quanto riguarda espressioni e movenze.
I temi della storia non cambiano di epoca in epoca, essendo universali e perciò sempre attuali – la solitudine, la generosità, la solidarietà, l’ottimismo – e vengono affrontati in maniera semplice, diretta, prevedibile, così da permettere anche a un pubblico di più piccoli di entrare in contatto con tutti i personaggi e di comprenderne il messaggio più importante. Una lode a parte va all’ottimo lavoro di doppiaggio, svolto da Benedict Cumberbatch nella versione originale e da Alessandro Gassman in quella nostrana, al quale si deve un’ulteriore e significativa caratterizzazione del personaggio.
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