Chimera di Maurice Haeems è il penultimo film del concorso del XVI° Ravenna Nightmare Film Festival, l’unica pellicola di fantascienza in una rassegna dove “il lato oscuro” della realtà ha trovato una notevole varietà di espressioni e declinazioni che travalicano i confini dei generi. Haeems è un ingegnere meccanico e specialista di software, appassionato di bioingegneria e interessato al Trans-umanesimo. Scritta la sceneggiatura di Chimera, il regista ha iniziato a presentare il proprio progetto per trovare il budget necessario per produrlo. Chimera narra proprio dell’evoluzione dell’ingegneria genetica e le possibilità che questo tipo di scienza può aprire per il prolungamento della vita umana. Il protagonista, Quint, è uno scienziato ossessionato nel trovare il gene della rigenerazione che possa fornire una sorta di immortalità al genere umano. Ma la spinta è del tutto egoistica: il figlio gravemente ammalato e in procinto di morire è ibernato dal padre in una fabbrica abbandonata, trasformata in laboratorio. Qui inizia una forsennata ricerca tramite l’utilizzo di cellule staminali fino a trovare, dopo molteplici esperimenti con i geni di vari animali che hanno capacità di riparazione cellulare, la soluzione in una piccola medusa.
Chimera è un film che si rispecchia nel suo titolo. Non solo il miraggio di creare una creatura che sia un crogiolo, ma anche un film che voglia narrare un tema così attuale e del tutto semplice nel suo tema e che alla fine non ci riesce. Il regista utilizza diversi registri drammatici, passando anche all’horror e trasformandone la visione, come un incubo a occhi aperti di Quint derubato della sua scoperta dalla sua assistente che vuole utilizzarla a scopi industriali. La sceneggiatura vorrebbe essere asincronica, con un tempo filmico frattale e l’inserimento di fatarkovskijntasmi (la moglie morta) e proiezioni psichiche di Quinti come in Solaris di Tarkovskij, ma non ci riesce. Crea invece un guazzabuglio di linee narrative irrisolte (e soprattutto inutili) per una storia dal fiato corto. Chimera è un’opera immatura, sbagliata nella sua forma, confusionaria nello sviluppo narrativo e alla fine, per troppo spiegare, non rivela nulla e si riduce a una fine scontata per Quint. Insomma, un’occasione mancata per il regista e per il pubblico.