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Ravenna Nightmare Film Festival: Carga di Bruno Gascon si rivela un film potente e teso

Carga di Bruno Gascon è un film potente e teso che mette in scena il drammatico traffico degli esseri umani da parte di organizzazioni criminali senza scrupoli. L'opera del giovane regista portoghese è una sorpresa per l'impatto emotivo che fluisce tramite l'immagine cinematografica, rendendo ogni inquadratura una testimonianza muta del Male presente in una delle forme più bieche e, purtroppo, reali e vicine a noi

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Carga di Bruno Gascon è un film potente e teso che mette in scena il drammatico traffico degli esseri umani da parte di organizzazioni criminali senza scrupoli. Presentato in concorso al XVI° Ravenna Nightmare Film Festival, il regista portoghese al suo primo lungometraggio scegli un tema forte e attuale, ambientando la storia di Viktoriya (Michalina Olszanska), che fugge dai paesi dell’Est europa dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica, agli inizi degli anni Novanta. Trasportata in un camion dal portoghese Antonio (Vitor Norte), insieme alla famiglia e ad altri profughi, all’apparenza arrivata nella terra promessa dell’Occidente ricco e libero, si trova immediatamente prigioniera della banda di Viktor.

Gascon riflette in Carga tutta la mostruosità di quello che gli esseri umano fanno ad altri, attraverso immagini in cui i colori sono invernali e freddi, riprendendo il cammino del camion di Antonio su strade isolate e innevate dove non si vedono altri mezzi in circolazione. La scenografia spoglia continua nel casolare decadente e sperduto della campagna, dove gli uomini vengono uccisi e le donne violentate per distribuirle sul mercato europeo della prostituzione. L’assenza della vita è sostituita dalla presenza della morte che diventa una costante, così come la violenza, sia fisica sia psicologica, che viene praticata da Viktor e i suoi uomini sulle donne cadute in trappola. I dialoghi sono scarni e i gesti rallentati dei personaggi, in preda all’angoscia e al terrore, sono intercalati da ripetuti scoppi di violenza che tramortiscono lo spettatore rendendolo partecipe ed empatico alle vicende dei personaggi. Gli sguardi, i movimenti dei corpi nello spazio scenico e i silenzi dei personaggi sono i veri elementi dinamici della narrazione in una messa in scena statica e bloccata nel tempo.

Il contrasto tra immobilità spaziale e movimento controllato e minimale fanno di Carga un film duro e compatto come una roccia che si sviluppa su due linee narrative, per poi ricongiungersi nel finale, in un montaggio alternato. Nella prima abbiamo Antonio, uomo anziano che si è venduto alla criminalità sapendo di condurre all’inferno vittime innocenti e inconsapevoli. Antonio ha una moglie e una nipote, che lo aspettano a casa dai lunghi viaggi, e che vive nel ricordo di una figlia di cui non ha più notizia. Il personaggio matura il rimorso per l’attività che svolge fino alla confessione finale fatta alla moglie e ai sensi di colpa che lo conducono a un gesto estremo e definitivo. Nella seconda linea narrativa vediamo invece Viktoriya che percorre una strada lastricata di orrore: il marito assassinato, la figlia portata via, lei violentata e abusata dall’aguzzino silente di turno. Alla fine riesce a fuggire e forse qui abbiamo una caduta inverosimile nella sceneggiatura, voluta per dare una speranza, in una storia che, al contrario non ne ha.

In Carga la forma stilizzata delle immagini crea un tono di tragedia dell’assurdo in cui la morte è ovunque, insita nel profondo di ogni uomo e donna, impregna l’aria e la terra, tracima dalle immagini: l’urlo disperato di Antonio in una scena del film per scaricare tutta la frustrazione, e il dolore è quello di ognuno di noi che gira la testa. Dicevamo dell’assenza di vita in Carga: quello che anche non esiste è la società con le sue regole, la comunità con il rispetto per i suoi componenti, lontana dai protagonisti della storia. Nessuno si salva, nessuno si può salvare. Tutti hanno un destino fatto di bugie, tradimenti, viltà, che li porta tutti, in modo indistinto, verso una fine inevitabile. Al di là delle imperfezioni, che sono veniali rispetto alla bellezza delle immagini e alla forza della storia, Carga di Bruno Gascon è una sorpresa per l’impatto emotivo che fluisce tramite l’immagine cinematografica, rendendo ogni inquadratura un testimone muto del Male in una delle forme più bieche e, purtroppo, reali e vicine a noi.

  • Anno: 2018
  • Durata: 113'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Portogallo
  • Regia: Bruno Gascon

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