Torna Sebastián Lelio, regista premio Oscar, con una storia di amore lesbo all’interno di un ambiente ebraico conservatore: liberamente ispirato all’omonimo best seller di Naomi Alderman – pubblicato in Italia da Nottetempo – e distribuito da Cinema di Valerio De Paolis, arriva in sala Disobedience, interpretato da due attrici di spessore quali Rachel Weisz e Rachel McAdams, capaci di rendere al meglio le sfumature di attesa, sofferenza e dilemma morale delle due protagoniste, Ronit ed Esti, legate in gioventù da un’ardente passione, che si risveglia col ritorno di Ronit alla casa di suo padre, il venerato rav di una comunità ebraica ortodossa londinese, che muore all’improvviso. Ronit, un tempo fidanzata col cugino Dovid (un bravo Alessandro Nivola), studioso brillante della Torah destinato a diventare rabbino, scopre con sorpresa che quest’ultimo ha sposato proprio Esti, la quale vive ‘al sicuro’ un’esistenza infelice, sublimata dall’insegnamento, proteggendo il suo segreto nel silenzio e aderendo devotamente al modello ‘frum’, legato cioè alla rigida applicazione delle regole. L’anticonformista Ronit, trasferitasi a New York ormai da anni e divenuta una fotografa affermata, è invece fuggita dalla sua comunità senza farvi ritorno, lasciandosi tutto alle spalle quando, fidanzata col cugino Dovid, si era resa conto di provare per Esti attrazione ed amore, sentimenti proibiti e scoperti dal padre. Il sodalizio fra i tre amici di gioventù si romperà e ricomporrà più volte, fino alla fine in nome della verità.
Numerosi riferimenti concettuali alla dicotomia spiritualità/carnalità, nel corso del film, riportano l’attenzione sui temi principali centrati dal regista, e leit motiv della sua poetica: il coraggio delle scelte, la forza del desiderio e della sensualità, la difficoltà di cambiare le cose, la necessità di operare tagli netti, la conquista di posizioni di emancipazione da parte di chi non è riconosciuto socialmente, l’accettazione delle diversità. Nella sua ultima predica, proprio il rav aveva ricordato come una caratteristica tipicamente umana, che contraddistingue la nostra specie rispetto a tutte le altre, sia la libertà di scegliere, anche se il coraggio di scegliere la libertà, sembra dire il regista, può avere un prezzo molto alto. Anche nel mondo contemporaneo che sembra aver superato ogni tabù.
“Disobedience è un viaggio molto intenso i cui i tre protagonisti – afferma il regista – attraversano situazioni tumultuose. La storia, che esplora l’intero spettro di emozioni fra loro, è una storia d’amore fra i tre, ma non di un solo tipo d’amore, c’è quello per Dio, per l’amicizia e l’amore romantico. Spero che questo film piaccia al pubblico perché, al di là del contesto in cui si svolge, è una storia decisamente universale. Stiamo combattendo una guerra nella quale solo alcune relazioni sono considerate legittime, una guerra a chi impone limiti e con quale autorità lo fa. In questa storia i personaggi sono disposti a cambiare ed evolvere ma, per farlo, devono fare breccia in un sistema rigido, un po’ come sta accadendo nella società attuale”.