1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani, il film documentario di Pietro Suber, ricostruisce un pezzo di storia italiana, uno tra i più bui del novecento, quello che iniziò 1938 quando, il 18 settembre, Benito Mussolini annunciò a Trieste, in piazza Unità d’Italia, il contenuto delle leggi razziali, rivolte prevalentemente contro le persone di religione ebraica, e applicate fino al primo quinquennio degli anni quaranta prima dal regime fascista poi dalla Repubblica Sociale Italiana (1943-1945).
Sono cinque le storie raccontate dai testimoni diretti ancora in vita. Curioso pensare che molti ebrei in Italia appoggiarono il governo fascista e che Mussolini stesso ricevette l’appoggio finanziario di alcuni banchieri ebrei per costruire il suo regime: è il caso della famiglia Ovazza, ebrei fascisti, massacrata sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943. Si tinge di poesia e malinconia il ricordo della storia d’amore platonica nata tra Moretto, un ebreo del Ghetto di Roma, e Annita Mastroiani, nipote di un collaborazionista fascista; la stessa Annita ricorda e racconta tra le lacrime un aneddoto disumano, quello dello zio fascista che le promise di darle dei soldi se lo aiutava a trovare ebrei, 3000 lire se donna, 5000 se uomo. La storia di Franco Schonheit e i suoi genitori commuove e rincuora, in tre partiti e in tre tornati, sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Poi una ragazza ebrea di Fiume, che si salvò nascondendosi presso la casa di un incisore del Vaticano, racconta che non doveva fare il minimo rumore per non destare sospetti; poteva guardare il sole filtrare dalla finestra in alto nella stanza, ma lei non poteva uscire.
Non sono solo le testimonianze delle vittime, dei perseguitati, a commuovere e rabbrividire il pubblico ma anche quelle dei cosiddetti persecutori (la storia di una famiglia di presunti delatori fascisti accusati di aver denunciato i vicini ebrei ai tedeschi). È un momento storico particolare, un’Italia inetta, vigliacca, un’Italia che ha deluso e ha sfatato il mito di “Italiani brava gente”, come racconta Luciano Caro che aveva piena fiducia nel paese: “C’è il Papa in Italia, vedrai che non succede niente”, ma erano solo illusioni.
Il documentario offre preziose immagini d’archivio e documenti d’epoca pubblici e privati fino ad arrivare ai giorni odierni, mostrando le riprese dei cortei di movimenti giovanili di estrema destra. Pone inoltre l’accento sulla questione delle vie romane, intestate ai dieci scienziati italiani firmatari del Manifesto della Razza da cui scaturirono le leggi razziste, e sulla dichiarazione della sindaca Virginia Raggi che afferma di voler rinominare quelle stesse strade a memoria delle vittime. Alla domanda “Cosa direbbe a quei giovani che oggi si dichiarano fascisti, e come si vive a 70 anni di distanza?”, una delle vittime risponde: “Dico loro di studiare bene la storia. Come si vive…di continue ansie e preoccupazioni”.
1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani è prodotto da Blue Film con Rai Cinema in associazione con Istituto Luce Cinecittà ed è di particolare importanza in quanto rappresenta una delle ultime occasioni collettive per raccogliere testimonianze dirette.