Il curioso caso di Benjamin Button è un film del 2008 diretto da David Fincher, basato sull’omonimo racconto breve del 1922 di Francis Scott Fitzgerald. Il film è stato candidato nel 2009 a tredici premi Oscar, vincendo quelli per migliore scenografia, miglior trucco e migliori effetti speciali. La colonna sonora è stata scritta dal compositore francese Alexandre Desplat.
Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Elle Fanning, Julia Ormond, Elias Koteas.
La trama de Il curioso caso di Benjamin Button
La vita di un bizzarro essere umano nato con l’aspetto di un ottantenne che crescendo, invece di diventare ancora più vecchio, ringiovanisce: un’esistenza decisamente complicata, destinata a soffrire e far soffrire.
La recensione de Il curioso caso di Benjamin Button
Il cinema ha già appurato che essere eterni non è poi così magico e straordinario come in teoria si penserebbe: nel cult-movie Highlander, un immortale attraversò indenne, nel fisico ma non nello spirito, svariati secoli di storia umana, solo per ricevere come ricompensa il ‘dono’ della mortalità (così da porre fine alla sua eterna, accumulata sofferenza interiore). Perciò, riguardo la più ‘plausibile’ possibilità di invertire il verso dell’esistenza (come un orologio che segna il tempo spostando all’indietro le lancette), la sempre puntuale Settima Arte solleva le medesime, se non più terribili, perplessità, allestendo, da un racconto di Francis Scott Fitzgerald, un’opera-riflessione esistenziale attraverso la metafora di un uomo che, a dispetto delle leggi naturali, viene alla luce vecchio e decrepito, trascorre i primi anni di vita nel corpo di un anziano per poi continuare il suo percorso nel mondo a ritroso, regredendo ad un’età e a un aspetto, di anno in anno, sempre più giovani, nello stesso modo in cui un qualunque essere umano, avanzando negli anni, diventa più vecchio.
I ritratti di Fincher
Con intelligenza, sensibilità, delicatezza ed eleganza formale, David Fincher mette in scena il più anelato e disperato dei desideri terreni, riuscendo a tracciare un percorso parallelo in cui il normale ciclo dell’esistenza umana s’incrocia e si fonde con quello eccezionale del protagonista. Sogni, speranze, incontri, delusioni, passioni, amore rimangono gli stessi perché, seppur è nell’esteriorità del corpo che si misura lo scorrere del tempo e, dunque, la consapevolezza fisica del vivere, è nell’interiorità, è nello spirito che risiede il suo più profondo significato.
Questo intenso, partecipe, commovente sguardo sulla condizione umana – che riguarda tutti indistintamente – può essere visto come un promemoria. Un promemoria in cui è celebrata l’essenza della vita, le sue piccole e grandi verità che, se tenute maggiormente in considerazione, ci renderebbero degli uomini senza dubbio più saggi e forse meno infelici. Meno colmi di rabbia, di rimpianti e paura di fronte alla morte. Capaci di comprendere che non sempre il tempo che avanza è un temuto avversario. Ma, più di quanto si possa pensare, può divenire un valido alleato, arrivando, perché no, anche a favorirci.
Tolto il paradossale spirito iniziale, Il curioso caso di Benjamin Button, candidato a 13 premi Oscar, è un film all’antica. Volendo coinvolgere lo spettatore nell’analisi del protagonista, la cinepresa segue ritmi pacati. Questo non è un film da tagli rapidi e movimenti frenetici. Lo ha compreso Fincher e Pitt e gli altri attori lo hanno assecondato. Il racconto attraversa molti momenti storici, tutti risolti con sensibilità da un artista che si concede, qua e là, pause distensive.
Le tecniche del film
Ciò che rimane essenzialmente impresso è il grande lavoro di make-up fatto sul personaggio di Brad Pitt (qui alla terza collaborazione con Fincher), la splendida fotografia del sodale Claudio Miranda e un paio di sequenze di grande cinema che il regista americano si concede in compagnia della sua musa Cate Blanchett: prima in occasione dei suoi balletti (quello al chiaro di luna e quello a teatro) e poi dell’incidente che le stronca la carriera (gustosissimo montaggio alternato).
Buone le ambientazioni, specialmente quella di New Orleans e quella in terra sovietica; notevole la colonna sonora dell’attivissimo Alexandre Desplat e assortitissimo il cast dei comprimari che annovera nomi di gran pregio quali Tilda Swinton, TaraJi P.Henson, Jason Flemyng, Elias Koteas e Jared Harris, tutti a loro modo in parte e degni di nota. Da anni, forse decenni, si tentava di portare sullo schermo le pagine di Fitzgerald, ma tutti hanno sempre dovuto rinunciarvi per la mancanza della necessaria tecnica (non ultimo Ron Howard negli anni ‘90).
Oggi, con i progressi della computer graphic, si è riusciti a creare addosso a Brad Pitt, una maschera digitale innovativa e credibile. Una mascgera che lo spettatore accetta e non rifiuta. Fincher ci regala un’opera che sopperisce ad una generale freddezza di fondo con l’eleganza e la finezza del racconto. Con una narrazione fluida, semplice ma a tratti visionariamente intrigante. L’incipit con la guerra riavvolta, la scena del destino casuale e causale, i “fulmini” del generale Winston e i momenti d’epoca.
Il film è su Netflix.