Qualcuno, almeno lo spettatore maggiormente attento alle produzioni di genere horror provenienti da qualsiasi nazione del pianeta, ricorderà sicuramente il norvegese Dark woods – La foresta misteriosa, che nel 2003 raccontò di un reality show organizzato nelle foreste scandinave e destinato a trasformarsi in un incubo per i partecipanti.
Dodici anni più tardi, il regista Pål Øie ha deciso di fornirgli una sorta di sequel mettendo in piedi Villmark asylum, sostituendo l’ambientazione boschiva, però, con un’altra che si avvicina molto più a titoli quali Session 9 di Brad Anderson e ESP – Fenomeni paranormali dei Vicious brothers.
A fare da lugubre scenografia, infatti, è stavolta una enorme casa di cura abbandonata nel mezzo delle montagne e dove cinque appaltatori accettano l’incarico di eseguire un’ispezione alla ricerca di eventuali materiali pericolosi.
Ed è la fotografia di Sjur Aarthun (lo stesso della pellicola precedente) a garantire la cupa atmosfera atta ad accompagnare una lunga attesa mirata a precedere la sequela di omicidi che caratterizza la seconda parte proto-slasher della tesa operazione, a proposito di cui è bene non aggiungere nulla per quanto riguarda l’entità di chi genera le vittime, in modo da non rivelare sorprese dello script e di non rovinare il piacere della visione.
Un’operazione resa disponibile su supporto dvd italiano da Dynit in collaborazione con Minerva pictures, le quali, rimanendo nell’ambito della Settima arte di paura, lanciano in home video anche Ghosthunters, diretto nel 2016 dal cineasta originario di Singapore Pearry Reginald Teo e introdotto da un prologo da torture porn proto-Saw.
Ma siamo tutt’altro che dalle parti del sadismo in fotogrammi tipico della saga dell’enirmista Jigsaw, in quanto, a proposito del suo creatore James Wan, siamo più vicini al franchise Insidious e ai propri derivati.
Perché, tra oggetti che volano e fantasmagoriche apparizioni, il plot pone al proprio centro l’investigatore del paranormale Henry alias Stephen Manley, il quale, perdute da poco moglie e figlia per mano di un serial killer, mette insieme una squadra di cacciatori di fantasmi nell’intenzione di penetrare nell’abitazione dell’assassino e catturarne le anime, al fine di consentire loro di riposare in pace.
L’aspetto sorprendente, però, risiede nel fatto che, pur essendovi di mezzo la Asylum, ovvero la casa di produzione americana cui si devono blockbuster e autentici cult del trash a base di animali killer quali Sharknadoe Snakes on a train, nella oltre ora e venti di visione non vi è affatto spazio né per squali digitali, né, tantomeno, per un clima di ironica demenzialità.
Stavolta si fa sul serio e, con l’interno nella casa quale unico teatro di svolgimento dell’azione, armamentario da acchiappafantasmi e ritrovamenti di mal ridotte bambole dall’aspetto raccapricciante, si approda ad una sconvolgente rivelazione finale… in anticipo, comunque, rispetto ad un’ultima, violenta uccisione.
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