Sulla scia del successo avuto con La casa di carta e riprendendone parte del cast (Maria Pedraza, Miguel Herràn e Jaime Lorente), la piattaforma streaming di Netflix rivolge la sua attenzione a una nuova serie iberica, ma non altrettanto coinvolgente: Élite
Si indaga su un omicidio nell’esclusiva scuola spagnola di Las Encinas, dove studiano i figli dei ricchi rappresentanti di quell’élite che formerà la futura classe dirigente e in cui, in seguito al crollo della loro scuola, arrivano i meno abbienti Samuel, Nadia e Christian determinati a riscattarsi socialmente.
La presenza dei tre andrà a sovvertire quell’ambiente apparentemente perfetto. Le differenze oggettivamente esistenti faranno scaturire quei conflitti che daranno l’avvio ad un pericoloso gioco di potere e alla conseguente perdita di controllo della situazione. Quello che conta, nel mondo di Élite, è difendere i propri privilegi e tutti sono disposti a tutto pur di salvaguardarli.
Nel corso degli episodi il racconto procede alternando all’interrogatorio del presente, flashback e flashforward dei momenti che precedono e conducono all’omicidio, in una struttura che riecheggia Le regole del delitto perfetto, ma senza quella sperimentazione e complessità che con abilità emergevano dall’ingegnosa scrittura di Peter Nowak e Shonda Rhimes.
Élite si inserisce passivamente nel genere del teen drama, rinnovato ultimamente dalla fortunata ibridazione con le atmosfere cupe del giallo e del thriller, senza mostrare però, nel linguaggio, alcuno spunto innovativo rispetto alle tematiche più abusate del genere: intrecci amorosi, dissidi familiari, sesso, droga, omosessualità, gravidanze indesiderate.
Se l’incipit è attento a non svelare più informazioni del necessario allo spettatore, conferendo la giusta tensione alla componente mistery, successivamente la narrazione sfuma nell’aspetto patinato della soap opera, dove i personaggi restano incastonati nei soliti cliché dell’universo del teen drama, confermando quell’ossessione della serialità più recente di Netflix verso gli scandali e il glamour, elementi ormai imprescindibili di un abituale storytelling rivolto prevalentemente ad un pubblico adolescenziale.
di Silvia Scarpini