Girato in uno splendido bianco e nero, si è istantaneamente trasformato – insieme ai chiacchieratissimi Pulp fiction di Quentin Tarantino e Trainspottingdi Danny Boyle – in uno dei cult movie assoluti dei cinematograficamente indecisi (in fatto di personale identità) anni Novanta, tanto da aggiudicarsi il premio per la miglior regia presso il quarantottesimo Festival di Cannes.
Del resto, secondo lungometraggio a firma del francese Mathieu Kassovitz che si sarebbe poi dedicato, tra l’altro, al thriller I fiumi di porpora e all’horror hollywoodiano Gothika, L’odio non poté fare a meno di conquistare spettatori e critici quando, nel 1995, propose sullo schermo la allora innovativa e ancora oggi avvincente e stupefacente oltre ora e mezza di visione incentrata sulla movimentata giornata di tre giovani nelle banlieus parigine: il teppista ebreo Vinz, che pretende rispetto, il nero Hubert e il maghrebino Saïd, rispettivamente con le fattezze del mai disprezzabile Vincent Cassel, del televisivo Hubert Koundé e di un quasi esordiente Saïd”Conan the barbarian”Taghmaoui.
Una giornata che il regista – presente anche brevemente nel ruolo di un naziskin – raccontata con notevole senso del ritmo, attraverso l’uso di una camera di ripresa che non sembra mai perdere di vista i tre protagonisti, i quali si ritrovano per le mani addirittura una pistola d’ordinanza.
E lo fa guardando, di sicuro, a grandi cineasti d’oltreoceano quali Spike Lee e Martin Scorsese (non a caso omaggiato tramite una divertente citazione della storica sequenza dello specchio di Taxi driver); quando non arriva a citare in maniera piuttosto esplicita il compianto Michael Cimino nella situazione della roulette russa, che sembra richiamare alla memoria quella vista ne Il cacciatore.
Soltanto uno dei tanti memorabili momenti di un’operazione che, coinvolgendo in una piccola apparizione anche il veterano Vincent Lindon, potrebbe essere riassunta in un duro e rabbioso grido di disperazione ed emarginazione sociale su celluloide volto a ricordare, a cominciare dal titolo, che l’odio non può fare altro che generare odio.
Fino al bellissimo, affascinante finale aperto di quello che, già reso disponibile anni fa su supporto dvd dalla romana RaroVideo, il cui vasto catalogo spazia tranquillamente tra cinema d’autore, b-movie e produzioni decisamente trash alla sola insegna della scoperta e riscoperta di titoli dimenticati o che hanno avuto difficile circolazione in home video, in collaborazione con CG Entertainment (www.cgentertainment.it) approda ora anche nel formato in alta definizione.
Un blu-ray in cui, in maniera analoga a quanto già avvenuto per la citata edizione in dvd, i contenuti speciali – come pure il booklet incluso nella confezione – sono a cura del giornalista e critico cinematografico Boris Sollazzo, tra interviste a Giorgio Gosetti, Mario Sesti e Antonello Piroso, una conversazione con Alessandro De Simone, Ilaria Ravarino e Michela Greco e i cortometraggi Fierrot le pou, Cauchemar blanc e Assassin, diretti dallo stesso Kassovitz.
Quindi, che L’odio sia con tutti voi cinefili!