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L’amica geniale: l’evento speciale come panacea di tutti i mali

Cos’è che spinge il pubblico ad affollare alcuni eventi come L’amica geniale o Fabrizio De André: Principe libero che di evento hanno ben poco, dal momento che dopo poche settimane potranno essere visti gratuitamente sul divano di casa?

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Buon successo di pubblico per i primi due episodi de L’amica geniale, la miniserie tv tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, proposti in anteprima al cinema come evento speciale nei primi tre giorni di ottobre. La notizia non sta tanto in questo discreto successo annunciato quanto, piuttosto, nel constatare che il pubblico è disposto a pagare un biglietto a un prezzo maggiorato per vedere i primi due episodi di una serie che a fine novembre verrà trasmessa in chiaro dalla Rai. Chi ha sborsato 9-10 euro per questa anteprima dovrà quindi aspettare oltre un mese per vedere i restanti sei episodi in tv (e magari rivedersi i primi due episodi per rinfrescarsi la memoria e riallacciare i fili). Si tratta senz’altro di un prodotto di grande qualità, co-prodotto tra l’altro dalla HBO, accolto da recensioni più che positive alla Mostra di Venezia e diretto da Saverio Costanzo, uno dei registi italiani più talentuosi e interessanti tra quelli venuti fuori negli ultimi tre lustri. Però, a prescindere dalla qualità del prodotto, è interessante soffermarsi sul fatto che gli spettatori siano disposti a pagare di più per vedere di meno. Non si tratta infatti di un “semplice” film in uscita al cinema ma dei primi due episodi di una serie tv che dovranno poi continuare a vedere in un altro luogo tramite un altro medium, ovvero sul divano di casa davanti al proprio televisore. Molte volte si sente dire, da persone che probabilmente vanno di rado al cinema, che la visione in sala è troppo costosa e dispendiosa. Eppure un evento “cinematografico” di questo tipo, monco e incompleto come abbiamo già avuto modo di sottolineare, si è piazzato ai primi posti del box office per tre giorni consecutivi, lasciando le briciole ai nuovi film di Spike Lee e Terry Gilliam e lottando testa a testa con Gli Incredibili 2 della Pixar, atteso da anni da grandi e piccini. Un successo che ricorda quello di un altro evento speciale, Fabrizio De André: Principe libero, biopic sul grande cantautore genovese distribuito per pochi giorni al cinema a inizio 2018 prima di approdare su Rai1. In quel caso però la visione in sala era completa, non monca, perché si trattava comunque di un film di tre ore da poter proporre in un’unica soluzione. Qui, invece, siamo al cospetto di un coitus interruptus, di una semplice anticipazione di 100 minuti di una serie che avrà una durata complessiva di circa sette ore. Eppure la gente è curiosa (probabilmente in molti hanno letto e amato il romanzo di Ferrante che in questo caso funge da ottimo traino) e corre a vedere l’anteprima di una serie destinata poi al piccolo schermo. Però le sale sono in crisi, gli incassi diminuiscono di anno in anno e molti film in uscita vengono proiettati in cinema semi deserti, sparendo dalla circolazione dopo appena una o due settimane (triste destino a cui sembrano già condannati proprio gli ultimi lavori di Spike Lee e Terry Gilliam).

E allora cos’è che spinge il pubblico ad affollare alcuni eventi come L’amica geniale o Fabrizio De André: Principe libero che di evento hanno ben poco, dal momento che dopo poche settimane potranno essere visti gratuitamente sul divano di casa? (1) Forse il fatto che vengano programmati sul grande schermo per un periodo breve e limitato e che per non perderli gli spettatori siano disposti addirittura a pagare un prezzo maggiorato. La stessa formula, quella dell’evento speciale, che da qualche anno a questa parte si sono inventati per la distribuzione nelle nostre sale dei film dello Studio Ghibli e di altre produzioni animate del Sol Levante come Mirai di Mamoru Hosoda, in uscita per soli tre giorni a metà ottobre. Formula efficace che – volenti o nolenti bisogna ammetterlo – ha dato subito i suoi frutti. Invece per la programmazione “ordinaria” dei film, fatta di uscite settimanali concentrate di norma tra mercoledì e giovedì, sembra quasi che il pubblico abbia la netta e precisa convinzione di avere a disposizione un tempo illimitato e infinito per vederli in sala, salvo scoprire poi con delusione e rammarico che quel titolo che non voleva perdere sul grande schermo è già stato smontato proprio per mancanza di spettatori. È successo a tutti, inutile negarlo, così com’è accaduto di sentirselo dire da un amico, un parente o da un semplice conoscente. Verrebbe allora da pensare che L’uomo che uccise Don Chisciotte, lo sfortunato progetto covato da Gilliam per oltre vent’anni, avrebbe avuto maggior fortuna nelle nostre sale se fosse stato concepito come un evento speciale di soli tre giorni, coi cinefili ad affannarsi a correre in sala per paura di non fare in tempo a vederlo. E invece no, ha avuto la sfortuna dell’uscita ordinaria, quella a lungo termine che fa sì che dopo appena una settimana venga smontato con gran sollievo da distributori ed esercenti che si ritrovano la sala semivuota ad ogni singola proiezione. E allora, caro Terry, per il prossimo film assicurati l’evento speciale o rivolgiti direttamente a Netflix.

(1) E pensare che in molti continuano a puntare il dito contro la pirateria quando questi exploit o il recente successo di Sulla mia pelle, il film su Stefano Cucchi premiato da buoni incassi nonostante la diffusione in contemporanea su Netflix, ci fanno comprendere che il problema sta altrove e poco o nulla ha a che fare con lo streaming o col download illegale.

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