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Romolo & Giuly: intervista ad Alessandro D’ambrosi, protagonista e coideatore della serie tv

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Partiamo subito da Romolo & Giuly, cercando di capire bene come e soprattutto dove è nata.

Al contrario di ciò che è stato scritto Romolo + Giuly non nasce come puntata pilota bensì come teaser per il web: insieme a Giulio Carrieri e Michele Bertini – amici e colleghi con i quali ho lavorato per tanti anni su molti progetti per il web ma anche destinati al cinema, alla tv o al teatro – abbiamo pensato che la rete dovesse essere solo una vetrina per quel progetto specifico, prodotto in totale indipendenza con la ZeroSix di Federico Ferrante, poi rimasto come coproduttore insieme alla Wildside della serie targata Fox. Siamo quindi partiti “dal basso”, per vedere che tipo di riscontro potesse avere questo nostro progetto comune. Poi abbiamo vinto il Web Festival e da lì è iniziato tutto… quindi Romolo & Giuly non è nata sul web, l’abbiamo solo esposta lì. E i numeri ci hanno risposto benissimo. 

Infatti oggi il web offre possibilità impensabili fino a pochissimo tempo fa. Sky e Fox si stanno dando molto da fare dal punto di vista dell’originalità e del coraggio, differenziando le proposte.

Romolo & Giuly va su Fox, ci tengo a precisarlo perché è diverso da Sky…. comunque si, hai ragione: guarda ad esempio Boris, apripista per un formato che non era assolutamente convenzionale per l’Italia e di cui noi siamo stati grandi fan. Anche se con le dovute differenze i due serial hanno coraggio a mettere in scena una comicità amara, acida e surreale che normalmente sulla generalista non si trova.

Si è parlato molto della vicinanza tra Romolo + Giuly e Boris che, come dicevi tu, è solo iniziale e formale, avendo in comune la “scorrettezza”: oggi la pay tv offre più possibilità rispetto alla free, per il coraggio di ospitare prodotti impensabili per i canali nazionali. 

Certo, ovviamente essendo un servizio pubblico devono stare attenti a proporre contenuti di larghe intese, che non offendano fette di contribuenti che pagano il canone. Allo stesso modo, ovviamente i satellitari e gli on demand hanno maggiore campo di azione ma soprattutto una larga fetta di pubblico abituata a fruire prodotti più originali e specifici, con una personalità non universalmente condivisibile. Questa grazie anche a Netflix e all’inclusione di prodotti seriali anche stranieri che hanno una qualità e specificità per cui ce n’è per tutti i gusti. Noi poi siamo stati tacciati di razzismo o cose del genere dai movimenti antiborbonici, dalla città di Napoli per la “mondezza” di cui parlava Giorgio Mastrota… poi ho letto che adesso c’è un’associazione del Molise che si è incazzata perché in una puntata abbiamo detto che il Molise non esiste! 

Se fosse vero, dovrebbero denunciare una settimana si e una no Alessandro Cattelan che spesso scherza sul Molise: ma per fortuna sono eccessi estemporanei che lasciano (e sprecano) il tempo che trovano. Questo è il pericolo del web.

Certo, e sono forse anche la cartina tornasole per una serie come la nostra che parla di “odi”, della guerra mondiale dell’Italia che è alla fine il paese dei campanili dove tutti sono contro tutti, pur essendo vicini geograficamente e tutti figli della stessa patria. Romolo & Giuly è una serie che forse ha toccato un tema che ha la sua risonanza: ma non appena tenti di fare satira o ironia sulle identità regionali e culturali di un Paese ti attaccano – ma noi facciamo anche autocritica eh! Perché forse ai molisani è sfuggito quando sparliamo, anche malissimo, di Roma!

Ma ne avete per tutti, prendendovela con Roma, Milano e Napoli, perché in fondo è il fulcro della serie: parlare di questi campanili che entrano in collisione e sottolinearne la futilità con tono grottesco, e poi riderci sopra per rifletterci però. 

Esatto! Ma perché entrano in collisione, questo dovremmo chiederci: forse per la spasmodica ricerca di un’ identità sempre più introvabile, oggi, nelle grandi ideologie, nei grandi movimenti collettivi, nelle grandi congregazioni. La gente è sempre più sola, ed è individualmente collegata gli altri solo attraverso i social, c’è una difficoltà di identificazione in qualcosa. L’identificazione oggi passa non più attraverso il fatto di trovare punti di contatto fra gruppi sociali, ideologici, politici, ma nel trovare le differenze con gli altri: io sono qualcosa solo perché sono diverso da te, solo perché sono lontano da qualcos’altro.

È una cosa molto diffusa anche in politica, oggi, affermarsi tramite la negazione.

Si, è un sistema che volevamo analizzare: perché poi Romolo & Giuly è si una serie scanzonata e divertente, ma che ha un preciso aggancio di satira sociale, ha un’impronta di costume che abbiamo voluto mantenere e approfondire. È in fondo il mettere alla berlina, ciò che fa la miglior commedia che noi italiani abbiamo prodotto negli anni di cinema e intrattenimento: mettere alla berlina i vizi, le pigrizie e le indolenze mentali di un paese che ha dalla sua la capacità di saper ridere di sè e degli altri, creando nuove e inaspettate coesioni.

Come l’alleanza fra Romolo e Giuly, uno scontro fra culture metaforizzate da Roma Nord e Roma Sud, i ricchi e i nuovi arricchiti, i fighetti contro i coatti e i popolari: nella nostra serie il continuo incontrarsi attraverso lo scontro favorisce la creazione di nuove identità, una nuova capacità di ascolto. Romolo trova il modo di essere felice solo quando conosce Giuly, uscendo fuori dal suo acquario, dalla sua vita comoda nella quale però lui è un irrequieto; come ho detto parecchie volte, è un esploratore all’amatriciana, valica le colonne d’Ercole alla ricerca dell’ignoto, ma soprattutto in cerca della prima cosa a lui ignota, la propria identità. Perché in fondo lui si è sempre guardato allo specchio con i suoi occhi, conoscendo solo una verità autorefernziale, e però, sentendo il bisogno di un’immagine riflettente in grado di restituirne una versione nuova, vista attraverso gli occhi di un altro, insomma un’alterità che gli permetta una crescita. E questa penso sia la più grande capacità della satira, in risposta alle polemiche.

Parlando ancora della genesi del serial, come hai avuto la suggestione di unire la storia eterna di Romeo e Giulietta con la lotta fra diverse culture?

Ma sai, io sono di Roma Sud e gli altri creatori di Roma nord!!… fra di noi c’è sempre stata, goliardicamente, una presa in giro sui diversi usi e costumi, e nell’aria c’era la voglia di farsi raccontare questa divisone cittadina. Poi Giulio ci ha raccontato questa sua storia personale nella quale un suo amico della Garbatella si era fidanzato con una ragazza di un quartiere di Roma Nord, la cui ubicazione bastava per considerarla una vera e propria relazione a distanza (ride). Il modello scespiriano  poi offriva una visione identica…

Si, perché poi si presta perfettamente.

Esatto, una storia fratricida che si consuma all’interno di una stessa città con la lotta fra due famiglie che la mettono a ferro e fuoco. Da lì il passo è stato breve a pensare di fare una trasposizione dove però Giulietta è Giuly ed è di Roma Nord e Romeo è Romolo di Roma Sud… è venuta ragionando sui nostri aneddoti. Poi, come avrai visto, anche in questo progetto ci siamo lanciati sul citazionismo e la parodia: la cultura con cui siamo cresciuti viene dal cinema degli Anni Ottanta, da quell’immaginario, e poi ci saranno anche riferimenti non solo a Romeo & Giulietta ma anche ad altre opere di Shakespeare. In fondo il miglior modo di mettere in scena una storia è il suo: derivandola da leggende, tradizioni e racconti che gli erano venuti all’orecchio. Da archetipi, come ad esempio quello dell’amore impossibile di due persone divise da condizioni esterne, oppure il viaggio dell’eroe in una terra sconosciuta attraversata con mille peripezie prima di tornare a casa. Archetipi universali che permettono una fruizione globale che però possono essere declinati in tutte le storie con le specificità del caso.

Parlando ora di liberalizzazione dell’audiovisivo: Venezia ha sdoganato le serie tv e i prodotti della pay tv in un’osmosi fra televisione e cinema dove i confini si fanno esili. Come vedi il futuro dell’audiovisivo? Ha senso questa guerra fra cinema in sala e in televisione?

È una guerra e come tale non ha senso. Ti dico che la fruizione del cinema è molto importante, perché ormai siamo disabituati alla fruizione collettiva, del teatro, del cinema, della musica. Gli eventi in cui si va in gruppo, dove il gruppo trasforma l’evento in una liturgia, insomma. E che sono importanti: perché dopo un film in sala, anche se non fai un cineforum, scambi uno sguardo, osservi un gesto, insomma condividi un’esperienza con gli altri spettatori confrontandoti con il parere degli altri. È un mettersi in una forma di predisposizione mentale di aggregazione che è una delle irrinunciabili abitudini da recuperare in un’epoca che favorisce l’isolamento assoluto.

È un rito collettivo, insomma. 

Certo, anche se poi è vero che è un bene aprire le porte a diverse forme produttive, se servono a realizzare qualcosa che altrimenti non ci sarebbe: non è un male l’allargamento del mercato produttivo, perché favorisce l’ingresso di altri soggetti che si finanziano con l’on demand ma entrano poi nella fruizione cinematografica.

Concludiamo: la struttura narrativa delle serie tv, specialmente quelle che vengono da oltreoceano, sono sviluppate su più stagioni. Per Romolo & Giuly avete pensato a una possibilità narrativa che permetta di proseguire oltre la prima stagione?

Assolutamente si. È stato pensato e la prima stagione si conclude non concludendosi, nel senso che ha un finale aperto che si lancia verso nuove tematiche da affrontare. Siamo quindi in attesa di verificare come finisce questa prima stagione, da un punto di vista di seguito e consensi. Ma siamo pronti a rimetterci a lavoro, è certamente un progetto pensato per avere una vita più lunga di quella che potrebbe avere una sola stagione…

GianLorenzo Franzì

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