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Gamma Uno: il poker fantascientifico di Antonio Margheriti

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Non lasciò certo stupiti il fatto che il compianto Antonio Margheriti, prolifico cineasta con oltre cinquanta titoli all’interno della propria fotografia – nonché autore di autentici cult e classici della celluloide di genere tricolore quali Danza macabra e The unnaturals – Contronatura – tentò attraverso Potenza virtuale, sua ultima opera datata 1997 e con protagonista Terence Hill, di riportare la fantascienza in una cinematografia italiana che aveva ormai da tempo dimenticato il filone, se si esclude il decisamente più impegnato e meno spensierato Nirvana di Gabriele Salvatores.

Non lasciò stupiti perché il cineasta fu proprio tra i primissimi – insieme al Paolo Heusch di La morte viene dallo spazio – ad affrontare nel nostro paese la tipologia di spettacolo in fotogrammi che oltreoceano si era affermata negli anni Cinquanta grazie a capolavori del calibro de La guerra dei mondi di Byron Haskin e Gli invasori spaziali di William Cameron Menzies.

FrancescoLomuscio_Taxidrivers_I criminali della galassia_Margheriti

Infatti, se già tra il 1960 e il 1961 sfornò Space men e Il pianeta degli uomini spenti, a metà anni Sessanta diede vita ad una delle tappe fondamentali della sua carriera: il ciclo Gamma Uno, il cui titolo fa riferimento alla stazione spaziale d’ambientazione delle quattro pellicole che lo costituirono.

Pellicole a cominciare da I criminali della galassia, datato 1965 come anche il successivo I diafanoidi vengono da Marte, con il quale, oltretutto, condivide il medesimo cast costituito, tra gli altri, da Tony Russell, Umberto Raho, un Franco Nero degli esordi e una giovane Lisa Gastoni sotto pseudonimo Jane Fate.

Un film, il primo dei due, collocato in un futuro indefinito dove, in seguito a un’ondata di inesplicabili sparizioni, uno degli ufficiali più attivi nel condurre indagini scopre che le persone di cui si sono perse le tracce sono in realtà entrate in contatto con uomini e donne dotati di incredibile forza e di ignota provenienza.

FrancescoLomuscio_Taxidrivers_I diafanoidi vengono da Marte_Margheriti

Con in ballo uno scienziato impegnato in bizzarri esperimenti, un’operazione che già introduce elementi horror riscontrabili anche negli altri tasselli della tetralogia, tanto da anticipare in una memorabile sequenza la mitica situazione della cascata di sangue inscenata circa quindici anni più tardi in Shining.

Del resto, pare che ai tempi della realizzazione di 2001: Odissea nello spazio Stanley Kubrick avesse contattato proprio Margheriti – che firmò tutti questi lungometraggi come Anthony M. Dawson – per una consultazione a proposito dell’utilizzo di modellini ed effetti speciali, quindi non sarebbe difficile credere che il maestro della Settima arte originario di New York sia stato influenzato da colui che ci regalò poi, appunto, i diafanoidi, minuscoli corpuscoli luminosi  interessati a parassitare l’uomo per condizionarne la volontà al fine di creare un mondo senza emozioni.

Minuscoli corpuscoli luminosi che un comandante viene incaricato dai responsabili dei voli spaziali di scoprire per prendere opportune misure di difesa; nel corso di oltre un’ora e mezza di visione efficacemente immersa in fumi verdastri e caratterizzata da una seconda parte atta a privilegiare in maniera principale l’azione.

FrancescoLomuscio_Taxidrivers_Il pianeta errante_Margheriti

Manifestando in anticipo le caratteristiche avventurose dei futuri telefilm, come pure nel caso degli altri due titoli del poker: Il pianeta errante e La morte viene dal pianeta Aytin, rispettivamente datati 1966 e 1967.

Pur essendo ancora presente Nero nel secondo dei due, qui gli attori coinvolti cambiano e subentrano, tra gli altri, un Giacomo Rossi Stuart ribattezzatosi Jack Stuart e la cantante Ombretta Colli.

Sorta di remake del sopra menzionato Il pianeta degli uomini spenti, da cui recupera le stesse scenografie e lo stile visionario e quasi psichedelico, Il pianeta errante porta in scena alcuni astronauti intenti a distruggere un pianeta uscito dalla propria orbita e pericolosamente diretto in maniera inarrestabile verso il globo terrestre, dove, a causa di ciò, si susseguono cataclismi e terremoti.

FrancescoLomuscio_Taxidrivers_La morte viene dal pianeta Aytin_Margheriti

Mentre La morte viene dal pianeta Aytin prende il via dall’allarmante, anomalo scioglimento delle calotte polari, portando una spedizione ad investigare sulla misteriosa distruzione di una stazione metereologica sull’Himalaya, per poi trovarsi faccia a faccia con giganteschi uomini blu che, alieni provenienti da un mondo in estinzione, sono intenzionati a creare le condizioni climatiche adatte alla loro specie per trasferirsi sulla Terra.

Concretizzando una importante pagina del cinema bis che Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it) provvede a rendere disponibile su supporto dvd; con il disco de I diafanoidi vengono da Marte corredato di intervista ai giornalisti Giuseppe Lippi e Daniele Terzoli (ventisei minuti di durata) e quello de La morte viene dal pianeta Aytin comprendente negli extra il trailer, una conversazione con Edoardo Margheriti (ventidue minuti), figlio del regista, e una con Ruggero Deodato (quindici minuti), che nella quadrilogia Gamma Uno fu assistente sul set.

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