Il documentario del regista David Pujol celebra l’anniversario dei 30 anni dalla morte di Salvador Dalí, nato nel 1904 e scomparso nel 1989, precisamente il 23 gennaio, a causa di un’insufficienza cardiaca. L’artista più bizzarro e incontenibile del ‘900 viene omaggiato sul grande schermo, avvicinando lo spettatore a un genio irripetibile dell’arte che continua ad affascinare e non smettere di farsi scoprire.
Dalì è quel ragazzo, studente ribelle, convinto del proprio talento, che lascia l’accademia rifiutandosi di dare esami, poiché il curriculum dei professori non è tale da permettere un giudizio equo. Dalì è prima ancora quel bambino che ricorre ad atteggiamenti improvvisi e stravaganti, come gli attacchi simulati di tosse senza fine, per catturare l’attenzione dei genitori. Dalì è quel genio e sregolatezza sana di cui la società ogni tanto ha bisogno per reinventarsi e scoprire nuove forme, linguaggi e rivoluzionare un’arte, pungolandola di mille nuove possibilità.
Il documentario, definito film evento, è un viaggio di conoscenza e scoperta sui luoghi e la vita pubblica, e privata, dell’artista – pittore, scultore, sceneggiatore, fotografo, scrittore, cineasta e designer spagnolo – ma anche dell’uomo e la sua compagna di vita, sua complice e musa ispiratrice, Gala. Alla domanda: “Cosa pensa che le succederà alla sua morte?” Dalì risponde: “Io non credo nella mia morte. Non credo nella morte in generale e ancora meno nella morte di Dalì. Io mi godo sconfinatamente ogni singolo istante della mia vita. Il mio trionfo sta nell’essere riuscito a non farmi schiacciare dalla contemporaneità e aver raggiunto l’immortalità”. Da qui il titolo al documentario: Salvador Dalì – La ricerca dell’immortalità. Un pittore che, grazie al suo estro e all’incessante inventiva, ha fatto di se stesso una ridondante, mai eccessiva, incrollabile ed eterna opera d’arte. E quello schiacciamento dalla contemporaneità è ciò da cui fugge per tutta la vita, in Se – Salvador Dalì, I cornuti della vecchia arte moderna lui stesso afferma: “Pittore, non forzarti di essere moderno. È l’unica cosa che, sfortunatamente, comunque tu agisca, non potrai evitare d’essere”: è quella conditio sine qua non si potrebbe essere altrimenti, e lui, invece, è.
Dall’animo esuberante e risolutore, Dalì ha un atteggiamento di vittoria sul mondo; la morte del fratello, da cui riprende il nome, pochissimi mesi prima dalla sua nascita, lo pone al centro della sua famiglia in cui sente di dover a tutti i costi riscattarne la perdita. Neanche la guerra civile spagnola (1934—1939) riuscì a intasare la sua vena artistica: “Disgusto e orrore per ogni genere di rivoluzione assunsero in me tratti quasi patologici.”
Il documentario è una visita guidata all’interno di un museo in carne ed ossa che il regista intraprende assieme a Montse Aguer Teixidor, Direttrice del Museo Dalí, e Jordi Artigas, Coordinatore delle Case Museo Dalí, ripercorrendo il suo itinerario dal 1929 fino alla morte, attraverso immagini, dichiarazioni e documenti da lui stesso lasciati, facendo vivere lo spettatore in quel turbinio di emozioni che lo ha sempre caratterizzato.
Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità è prodotto dalla Fondazione Gala-Salvador Dalí e realizzato da DocDoc Films. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale esclusivo di Nexo Digital.