‘Equalizer 2, senza perdono’. La recensione del film su Netflix
In The Equalizer 2 Antoine Fuqua riduce le scene d’azione (comunque presenti), facendo in modo che sia la recitazione di Washington e non gli effetti speciali a tracciare il confine che distingue questo film dal tipico action movie
Antoine Fuqua appartiene a quel tipo di registi da cui non si sa mai cosa aspettarsi. La sua carriera ne è un esempio nell’alternanza di buoni film (Training Day,Brooklyn’s Finest) e autentici scivoloni (L’ultima alba, I magnifici sette). Inoltre, lo è anche per la maniera in cui il nostro ha sperperato il credito conquistato con la vittoria dell’Oscar per interposta persona, andato a Denzel Washington per l’interpretazione del bad cop Alonzo Harris. In questo senso Equalizer 2 – Senza perdono rappresentava l’ennesimo banco di prova, non solo perché si trattava di dare seguito all’insperato successo commerciale ottenuto dal primo capitolo della serie dedicata a Robert McCall, l’ex agente della CIA ritiratosi dal servizio attivo e costretto a ritornare in pista per vendicare i torti subiti dai più deboli, ma perché forniva a Fuqua l’occasione per lavorare con il suo attore feticcio, quello grazie al quale aveva fornito le sue migliori prove.
Equalizer 2: la recensione di Taxi drivers
Pur non cambiando il canovaccio del copione, come sempre sviluppato su una riluttanza al male che, paradossalmente, si trasforma ogni volta in sanguinose carneficine (e in questo senso la scena introduttiva è esemplare per violenza e spargimento di sangue), Equalizer 2 tenta di differenziarsi dall’omologazione vigente, alternando le scene d’azione con lunghi periodi di stasi in cui i temi tipici del cinema noir, soprattutto quelli di stampo esistenziale relativi all’ineluttabilità della violenza nei rapporti interpersonali, diventano il motivo di una riflessione ad ampio raggio in cui il Washington attore ha la meglio su quello “ginnico sportivo”. Se l’intenzione di Fuqua era quella di realizzare una crime story crepuscolare e nostalgica sotto il profilo emotivo l’obiettivo è raggiunto. Se poi si tratta di valutare quanto questa soluzione si addica a un action thriller allora i dubbi prevalgono, poiché l’energia complessiva del film e anche il ritmo ne escono parecchio annacquati.