Connect with us

Film da Vedere

Giorni d’amore di Giuseppe De Santis, un significativo film della fase finale del Neorealismo italiano, con Marcello Mastroianni e Marina Vlady

È interessante notare la variante comico-popolare che De Santis introdusse nel film, non riducendo la forza tragica della storia raccontata, piuttosto intervallandola con parentesi umoristiche spassose, in cui, però, emerge la tenera ingenuità del mondo della campagna di quegli anni

Pubblicato

il

Nato cinematograficamente collaborando con due giganti del cinema italiano, quali Luchino Visconti (in Ossessione, di cui firmò anche la sceneggiatura) e Roberto Rossellini (in Desiderio), Giuseppe De Santis contribuì notevolmente al Neorealismo attraverso un’analisi rigorosa delle forze sociali, una presa diretta della realtà umana e sociale (spesso i suoi attori erano presi dalla gente del luogo), in particolare superando i modi didascalici della cinematografia sovietica e l’ideologismo della letteratura nazional-popolare con un uso originale della macchina da presa, che riproduceva cadenze e ritmi narrativi e visivi propri della cinematografia americana.

Dopo il trionfo di Riso amaro (1949) con l’eccezionale esordiente Silvana Mangano, film per cui fu candidato all’Oscar, insieme a Carlo Lizzani, per il miglior soggetto, e i successivi Non c’è pace tra gli ulivi (1950), Roma ore 11 (1952) e Un marito per Anna Zaccheo (1953), il regista di Fondi diresse Giorni d’amore (1954), in cui metteva in scena il tormentato rapporto di due giovani contadini che, per i rispettivi problemi economici famigliari, non riescono a organizzare la costosa celebrazione del matrimonio. Una storia semplicissima e, tra l’altro, assai poco spettacolare, che incarnava perfettamente lo spirito profondo di quella stagione così significativa del nostro cinema, portando all’attenzione del pubblico una situazione apparentemente non coinvolgente, ma che, invece, se opportunamente osservata, poteva costituire il prezioso spunto per non poche, importanti riflessioni. Il periodo intercorrente tra il dopo guerra e il miracolo economico vide nel nostro paese la persistenza di una consistente sacca di popolazione rurale dedita alle attività agricole, un sottoproletariato senza alcuna coscienza di classe, il cui unico scopo era sostentarsi e prolificare, seguendo piuttosto acriticamente il corso di un destino già segnato.

Pasquale (un giovane, mai già abbastanza navigato Marcello Mastroianni) e Angela (una deliziosa Marina Vlady, che poi partecipò al Falstaff di Orson Welles e Due o tre cose che so di lei di Jean-Luc Godard) pur di convolare a nozze inscenano una fuitina, con l’approvazione tacita delle rispettive famiglie, nell’intento di poter realizzare un matrimonio riparatore, evitando in tal modo di sostenere le cospicue spese necessarie per una cerimonia convenzionale. Sebbene intervengano parecchi improvvisi imprevisti, che danno spesso adito a scenette comiche da farsa, il piano ideato si concretizza e i due giovani riescono a coronare il loro sogno d’amore.

È interessante notare la variante comico-popolare che De Santis, assieme agli sceneggiatori Libero de Libero, Gianni Puccini e il grande Elio Petri, introdusse nel film, non riducendo la forza tragica della storia raccontata, piuttosto intervallandola con parentesi umoristiche spassose, in cui, però, emerge la tenera ingenuità del mondo della campagna di quegli anni, sprovvisto dei più basilari strumenti culturali e, dunque, non in grado di gestire una questione in fondo non poi così complicata, dando corpo a situazioni imbarazzanti, al limite del ridicolo.

Ma, ciò che più salta all’occhio durante la visione di Giorni d’amore è l’ottimo e disinvolto utilizzo della macchina da presa da parte del regista, spesso mobile, capace di restituire con caparbietà l’interazione dei protagonisti con gli scenari naturali in cui, innanzitutto e per lo più, si trovano ad agire. Ciò anche, e soprattutto, grazie alla splendida fotografia (a colori) del grande Otello Martelli, il quale, tanto per rendere l’idea della sua statura, realizzò tutti i film di Federico Fellini dal 1950 (Luci del varietà) fino al 1961 (episodio Le tentazioni del dottor Antonio in Boccaccio ’70), oltre a capolavori come Paisà di Roberto Rossellini e L’oro di Napoli di Vittorio De Sica.

In particolare, una delle sequenze finali, quella della spiaggia, in cui Pasquale e Angela riescono finalmente a consumare un rapporto d’amore, davvero impressiona per i movimenti planari e spettacolari della cinepresa, che trasmettono meravigliosamente la potenza emotiva del delicato momento.

Giorni d’amore fu girato in parte a Fondi, paese natale del regista in provincia di Latina, e come attori e comparse furono reclutati molti abitanti del luogo. Il pittore Domenico Purificato curò la scenografia e i costumi. Un film ingiustamente poco ricordato, che costituisce, invece, un tassello molto significativo della fase finale del Neorealismo italiano, motivo per rivisitarlo con grandissima attenzione.

Pubblicato da Surf Film e distribuito da CG Entertainment, Giorni d’amore è disponibile in dvd, in formato 1.33:1 con audio in italiano e sottotitoli per non udenti opzionabili. Nei contenuti speciali, oltre alla galleria fotografica, è presente un cine giornale dell’epoca che mostra l’assegnazione del Nastro d’Argento a Marcello Mastroianni per la sua prestazione nel film.

Trova Giorni d’amore su CG Entertainment

  • Anno: 1954
  • Durata: 98'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Giuseppe De Santis