La versione in cui è stato diffuso cinematograficamente dalle nostre parti è quella conosciuta come Le malizie di Venere, distribuita nel solo 1975 dopo essere stata pesantemente tagliata e stravolta nella storia e il cui titolo, ovviamente, venne scelto in seguito all’enorme successo riscosso due anni prima da Malizia di Salvatore Samperi, interpretato dalla stessa Laura Antonelli.
Quindi, cerchiamo di procedere in ordine per poter capire cosa è accaduto a Venere in pelliccia, firmato nel 1968 dal grandissimo direttore della fotografia Massimo Dallamano (Per un pugno di dollariePer qualche dollaro in piùnel ricco curriculum) partendo dalle pagine dell’omonimo romanzo scritto da Leopold von Sacher-Masoch.
Con una bionda e generosamente nuda Antonelli nel ruolo della ninfomane Wanda, che fa innamorare di sé Severin alias Régis Vallée durante una vacanza estiva, il film, incentrato sulle loro sempre più estreme esperienze sessuali all’interno di una villa spagnola insieme a una coppia di cameriere lesbiche e ad un terzo incomodo, uscì allora nelle sale della Germania Ovest ma venne bocciato dalla censura italiana, che non lo approvò neppure quando, successivamente, venne ripresentato alla commissione nelle edizioni tagliate Venere nuda e La corruttrice.
E, come sopra accennato, soltanto nel 1975 la pellicola riuscì a superare il blocco censorio, totalmente stravolta nel plot dai produttori che, oltre ad alleggerirla per quanto riguarda il lato sexy, riconvocarono Vallée e reclutarono, tra gli altri, Venantino Venantini e il fantozziano Paul Muller per fargli girare nuove sequenze – a quanto pare realizzate dal Paolo Heusch autore di Lycanthropus – da aggiungere al montaggio.
Infatti, quella che in partenza fu una vicenda erotica dai toni fortemente morbosi, ne Le malizie di Venere diventa una sorta di dramma giudiziario dal (retro)gusto noir, oltre che caratterizzato – a differenza del materiale originale – da un tragico epilogo.
Un dramma giudiziario che, partendo dal protagonista rinchiuso in carcere perché accusato di aver partecipato all’omicidio di un uomo e della sua compagna, apparentemente scomparsa nel nulla, ce lo mostra poi impegnato a rivivere durante un processo tutte le fasi della propria tormentata storia d’amore con una libertina dalle spiccate propensioni sadiche (ancora una volta la bella Laura).
È, di conseguenza, una costruzione a flashback a delineare l’unica versione che ha potuto godere di una distribuzione cinematografica nostrana e che, poi, ha avuto modo di circolare dal 1989 in televisione e in home video, ulteriormente accorciata di altri tre minuti.
Ma provvede CG Entertainment (www.cgentertainment.it) a consentire finalmente di poter godere dell’operazione nella sua perfetta integrità, rendendo disponibile all’interno della propria collana CineKult un unico dvd che racchiude in lingua italiana sia Venere in pelliccia che Le malizie di Venere, entrambi privi di interventi censori e con una durata di un’ora e ventitré minuti circa.
Un autentico pezzo digitale da collezione che, oltretutto, insieme ad una galleria fotografica e ad un’intervista di venti minuti all’operatore di ripresa Giuseppe Gatti, dispensa nella sezione extra i titoli di testa e di coda de Il piacere coniugale, director’s cut datata 1978.
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