Vegas (Festival di Roma 2009 Sezione “Alice in città”)
“Vegas”, film in competizione nella sezione “Alice in città” di Gunnar ViKene, è certamente un’ottima pellicola. Fotografia superba, formato panoramico, movimenti di macchina originali e suggestivi, citazioni e, non ultima, una storia intensa ma non furba.
“Vegas”, film in competizione nella sezione “Alice in città” di Gunnar ViKene, è certamente un’ottima pellicola. Fotografia superba, formato panoramico, movimenti di macchina originali e suggestivi, citazioni e, non ultima, una storia intensa ma non furba.
Tre ragazzi sono i protagonisti di questa messa in scena tutta norvegese; provengono da situazioni familiari molto difficili, se non assenti, e per tal motivo, vengono affidati ai servizi sociali per esser sostenuti, almeno fino al superamento delle situazioni critiche che attraversano. L’esito di quest’avventura per ciascuno dei tre sarà diverso: Thomas (Nilsen) riuscirà a rintegrarsi in qualche modo con la sua famiglia, Marianne (Stemre) finirà in un carcere minorile per aver accoltellato lo zio con il quale intratteneva un’incestuosa relazione, e il piccolo Terje (Jacobsen) vagherà chissà ancora per quanto tempo in un periodo di sospensione, prima di ricongiungersi con il padre, irrimediabilmente sconvolto dalla morte della moglie.
Lo stile ricorda un po’ quello dei fratelli Dardenne, ma Vikene sa personalizzare la sua opera lavorando sulla scelta delle inquadrature, selezionando paesaggi e atmosfere tipicamente danesi (la location è in Danimarca), costruendo personaggi e dialoghi originali e contestualizzando il tutto all’interno di una traccia narrativa slegata dai consueti manierismi. Belle le due citazioni: una sequenza girata all’interno di un acquarium è un plateale omaggio all’Orson Welles di “The lady from Shangai”, dove la divina Rita Hayworth, filmata con un pescecane alle spalle, rivelava la sua natura corrotta; l’altra, quando Terje si getta in acqua alla disperata ricerca della madre, è l’equivalente dell’oramai indelebile sequenza de “L’Atalante” di Jean Vigo.
Insomma teniamo d’occhio il cinema norvegese.