Dopo un matrimonio fallito, Richard è alla ricerca della figlia Mindy. Caduto in disgrazia e devastato, incontra Sasha, un’aspirante attrice che promette di aiutarlo. La speranza di ottenere soldi facili partecipando a un gioco teatrale di 24 ore si rivelerà per lui un incubo.
Die in one day – Improvvisa o muori è il titolo premonitore del film di Eros D’Antona, che sembra abbia voluto seguire alla lettera l’arte di tale improvvisazione. Il film del regista pugliese, seguito di Insane (2014) e Haunted (2017), è un decoupage di reminiscenze gloriose. Un gioco perverso: all’interno di un teatro quattro persone dovranno improvvisare e affinare astuzia e perizia per arrivare integri alla fine della partita per un montepremi di 25.000 euro. Ed è subito Hunger games all’italiana, in cui i carnefici indossano le maschere di Mad Max fury road e hanno quel passo mortale de La notte del giudizio.
Non si capisce come mai una buona idea sia stata sviluppata in termini così approssimativi, dal momento che la trama godeva di un forte potenziale, che però viene gettato nell’inceneritore di un pessimo doppiaggio e una recitazione precaria. A onor del vero è apprezzabile che un regista italiano, che ha curato anche la sceneggiatura, abbia rilanciato sul mercato nostrano il genere thriller, che probabilmente non si vedeva dai tempi de Il cartaio
Chapeau alla fotografia, che è stata curata da Ed Rise, e alle musiche, composte da Andrea C. Pinna. Ma, purtroppo, il risultato complessivo è insufficiente.