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Film da Vedere

Heat – La sfida. Cosa sapere sul film di Michael Mann.

Tre ore di azione incalzante che si snodano fra le strade e nei locali di una Los Angeles che diventa a sua volta personaggio. A fronteggiarsi due titani, Al Pacino e Robert De Niro, che dominano magnificamente la scena, perfettamente contrapposti

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Heat – La sfida, un film del 1995 diretto da Michael Mann con Al Pacino, Robert De Niro e Val Kilmer Heat è il secondo film in cui Robert De Niro e Al Pacino hanno recitato insieme. Il primo era stato Il padrino – Parte II, nel quale però non avevano mai avuto occasione di recitare insieme nella stessa scena. In virtù di questo, Mann giocò sul fatto di far crescere oltremodo l’attesa del fatidico incontro/scontro tra i due leggendari attori, impegnati nel più classico dei confronti polizieschi (ladro contro sbirro).
La lista dei grandi nomi non si limita ai due mostri sacri del cinema statunitense, ma passa in rassegna attori del calibro di Jon Voight, Val Kilmer, Ashley Judd ed una giovanissima Natalie Portman, nel ruolo della problematica figliastra del poliziotto.
Il film è stato un enorme successo al botteghino. Ha infatti incassato circa 67 milioni di dollari negli Stati Uniti e 120 milioni di dollari a livello internazionale per un totale di circa 187 milioni di dollari. Il film è anche al 25º posto fra i film di maggior incasso del 1995.

Sinossi

Un professionista del crimine, Neil McCauley (De Niro), riesce a cavarsela da ogni situazione in meno di trenta secondi. La sua banda, fatta di tre rapinatori deboli e violenti. Un poliziotto-segugio, Vincent Hanna (Pacino), fallito nei sentimenti e implacabile nella professione. Quando McCauley e compagni assaltano e rapinano un furgone blindato uccidendo tre agenti, il poliziotto si lancia sulle loro tracce e riesce a identificarli. Ormai sa tutto di loro; si tratta solo di incastrarli. Comincia un lungo e teso gioco tra gatto e topo, nella preparazione del drammatico scontro finale.

Il commento di Taxi Drivers

Lo straordinario film di Michael Mann è un gangster movie che si muove agilmente nel solco della tradizione del genere (il nome che più direttamente viene in mente per associazione di idee, è quello di Howard Hawks), ma l’intento (riuscitissimo) è proprio quello di “rinnovarlo” dall’interno, capovolgendone l’ottica.

Come ha scritto John Wrathall (ben centrando il problema),

di tutti i registi americani che si ingegnano a tener viva la tradizione del film noir, Mann sembra il più intenzionato a immettere nel genere veri personaggi e un autentico respiro morale, e il più restio a cedere al luogo comune”.

Un grande film, dunque, corposo e pieno di stimoli, da diventare un vero e proprio “manuale” dal quale attingere sollecitazioni e impulsi. La specularità dei due protagonisti è ovviamente il punto di partenza privilegiato scelto dall’autore, con quella “rilettura” aggiornata del genere a cui si accennava sopra, così radicale da lasciare il segno: qui anche il crimine più che una “vocazione” è un mestiere al quale dedicarsi corpo e anima fino a farsene assorbire completamente per diventare un’inesorabile macchina da guerra, ma con la sotterranea aspirazione a una vita tranquilla, perfettamente inquadrata nello schema borghese, che poi è un posizionamento non molto dissimile da quella del poliziotto che gli dà la caccia, anche lui allo stesso modo maniacalmente dedito al lavoro che si è scelto, determinato ad assolvere il proprio compito fino in fondo.

Siamo, insomma, di fronte a due eroi (si fa per dire: nessuno dei due viene trattato in questa chiave, né tanto meno sono fatti oggetto di un’attenzione di coinvolgente e accattivante simpatia da parte del regista), un po’ nichilisti, quasi melvilliani, indissolubilmente attaccati al proprio ruolo e pienamente consapevoli che dovranno cercarsi e affrontarsi ad ogni costo, anche se l’impresa – e ne sono perfettamente coscienti – è già in partenza e di per sé suicida, come lo sarà davvero (inevitabilmente) almeno per uno di loro.

Tre ore di azione incalzante, dunque, che si snodano fra le strade e nei locali di una Los Angeles che diventa a sua volta personaggio (quasi sempre nel cinema di Mann i luoghi scelti per le azioni sono molto di più che una cornice inerte) fra i due titani, Pacino e De Niro, che dominano magnificamente la scena, perfettamente contrapposti, un criminale e un poliziotto tanto simili da poter essere davvero interscambiabili (sono le circostanze a fare la differenza e a indirizzarli su differenti strade e fronti).

Basterebbe la sequenza straordinaria nel caffè (la prima in cui i due giganti si trovano a confrontarsi in diretta, seduti allo stesso tavolo) a definire davvero la cifra stilistica dell’opera, che è poi una serrata caccia fra gatto e topo, un rincorrersi specchiato che ha riverberi straordinari dentro un modo di fare cinema di una potenza immaginifica senza eguali, in un crescendo di emozioni che si esalta nella “struggente” sequenza conclusiva, che è una sorta di resa delle armi, il rispettoso omaggio che conferma le affinità di due pensieri conformi che solo le scelte e la sorte ha reso avversi.

A completare il cast non solo le due donne anch’esse contrapposte (Diane Venora e Ann Brenneman) ma anche, e soprattutto, la potenza delle caratterizzazioni di Tom Suzemore, Val Kilmer e John Voight e Ashley Judd.

Straordinaria colonna sonora di Elliot Goldenthal, che ben si coniuga con il ritmato e serrato montaggio, senza un attimo di tregua, opera di un team affiatato come quello composto da Dov Koenig, Pasquale Ruba, William C. Goldenberg e Tom Rolf e bellissima fotografia, dai densi colori contrastati, di Dante Spinotti. Su tutto una messa in scena che ha davvero il coraggio di osare praticamente in ogni inquadratura.

  • Anno: 1995
  • Durata: 170'
  • Genere: Noir
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Michael Mann

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