Una vedova allegra… ma non troppo (Married to the Mob) è un film del 1988, diretto dal regista Jonathan Demme. Con Michelle Pfeiffer, Matthew Modine, Dean Stockwell, Alec Baldwin.
Come in Qualcosa di travolgente, Demme mescola generi diversi: la commedia viene sottoposta a trattamento choc, a base di dosi massicce di gangster film. Gran lavoro sulla colonna musicale da parte di David Byrne, ex Talking Heads.
Perfetta la Pfeiffer, bravo Modine. Da antologia la sequenza al supermercato con tutte le sue amiche, orribili e cotonate.
Sinossi
Angela, neo-vedova di mafia, è l’oggetto di desiderio del “Tigre”. Lei cambia quartiere, rifiuta i soldi e misconosce le vecchie amicizie, ma è difficile liberarsi dell’affetto della famiglia mafiosa. Così come è difficile liberarsi delle attenzioni di MIke, un vicino innocuo e maldestro. Mike in realtà è un poliziotto che sta cercando di incastrare Tony Russo, ma Angela è così affascinante e indifesa.
Una scena del film
Il commento di Taxi Drivers
Il titolo originale del film di Jonathan Demme è Married to the Mob, che vuol dire all’incirca “Sposata con la Mafia” (mob è un termine che nello slang americano vuol dire proprio criminalità organizzata di stampo mafioso), e che in italiano è stato reso con un agghiacciante Una vedova allegra…ma non troppo. L’idiozia del titolo italiano potrebbe far pensare quasi ad un soft-core, invece il film di Demme è una commedia intelligente, che mette in burla i rituali mafiosi, ma al tempo stesso intrattiene lo spettatore con un riuscito mix di comicità quasi screwball, scene d’azione dal ritmo sostenuto, spruzzate di film noir e alcune riflessioni serie che certamente non guastano.
Qualcosa di travolgente era il titolo della commedia precedente del regista, ma potrebbe essere applicato anche qui: si tratta di un’opera dal tocco molto libero e personale, dai colori squillanti e dalle scenografie stravaganti, forse un po’ troppo caricaturale nelle scene di gelosia ossessiva del personaggio di Mercedes Ruehl, ma per il resto Demme accumula notazioni ironiche e satiriche in un clima di sorprendente energia creativa.
Nel cast, Michelle Pfeiffer è una gioia per gli occhi degli spettatori di sesso maschile, ma è anche in grado di assecondare i ritmi della commedia con una performance di grande vitalità; Matthew Modine è meglio del solito e l’ex bambino-prodigio Dean Stockwell si prende in giro spassosamente, meritandosi una candidatura all’Oscar come non protagonista; troppo caricata la Ruehl e simpatica, anche se limitata a poche scene, la presenza di Alec Baldwin. Sorprendente e “politicamente scorretto” il fatto che l’FBI in una scena venga addirittura paragonato alla mafia; da notare che nella scena in cui la Pfeiffer fa salire per la prima volta Modine nel suo appartamento si ascolta in colonna sonora la canzone Goodbye horses, che tornerà come canzone di Buffalo Bill nel soundtrack di Il silenzio degli innocenti dello stesso Demme.