I tre giorni del Condor è un film del 1975 diretto da Sydney Pollack e prodotto da Stanley Schneider. La sceneggiatura è di Lorenzo Semple Jr ed è l’adattamento dal romanzo I sei giorni del Condor di James Grady. È considerato come uno dei migliori film del genere cospirativo e thriller. Ha ottenuto la nomination dall’Academy Award per il montaggio, agli Oscar del 1976.
La trama de I tre giorni del Condor
Tutti i componenti di un reparto della Cia vengono misteriosamente eliminati, tranne uno il cui nome in codice è “Condor”. Con una personale e rischiosissima indagine, nella quale viene aiutato da una donna, l’agente scopre i loschi segreti che stanno dietro la mattanza.
La recensione
Un film profondamente “incastonato” nel suo tempo. Difficilmente, infatti, si potrebbe immaginare un’ambientazione differente per una storia di spie, false verità e disillusione se non quella americana degli anni 70. La guerra in Vietnam, il Watergate e l’autunno della “stagione dell’amore” degli anni ’60, sfociata in cortei e proteste contro l’inafferrabile potere centrale, avevano ormai cambiato definitivamente il punto di vista dell’americano medio (almeno in campo democratico). Non più fiducioso sulle sorti radiose della nazione nel pieno della “fangosa” lunga fase della guerra fredda.
Sidney Pollack è abilissimo nel ricreare l’atmosfera figlia di questi eventi, in una tipica produzione anni ’70 tutta colori spenti e fotografia fumosa, dipanando gli eventi della sua paradigmatica storia. Hitchcockiana nell’ispirazione del lungo incipit (anche se il personaggio di Turner non è propriamente la classica persona comune alle prese con eventi eccezionali), ma tutta pollackiana nel dipanarsi del mistero legato al “ritiro” forzoso di una (apparentemente pacifica) cellula di analisti della C.I.A. operante a New York.
I nomi de I tre giorni del Condor
Il nostro inizialmente zelante e “spensierato” eroe, l’agente Condor del titolo, (un iconico Robert Redford) si aggira in una gigantesca ragnatela kafkiana di eventi tragici, sotto la maschera del thriller, che lo aiuteranno a comprendere, gradualmente, quanto le risposte alle sue molte domande non esistono, o sono talmente assurde da non giustificare, ai suoi occhi non più ingenui, il prezzo umano pagato per uno stupido gioco di ipotesi.
Impeccabili sia la regia (da antologia la resa delle riprese alternate nella scena d’amore “fotografica” tra il protagonista e Faye Dunaway) che i protagonisti: il già citato Redford, il machiavellico Cliff Robertson (l’agente Higgins) e l’ottimo Max Von Sydow (nei panni di un glaciale killer a pagamento).
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