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Nude per l’assassino: sotto il vestito… Fenech!

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Come ben sanno i seguaci irriducibili del bis made in Italy, pur essendo entrata nella storia del cinema di genere tricolore in qualità di starlette tra le maggiormente amate e spogliate nell’ambito del filone della Commedia sexy, in cui ha incarnato desideratissime insegnati, poliziotte, soldatesse e dottoresse, la bellezza d’oltralpe Edwige Fenech gode anche della fama di icona del thriller in fotogrammi.

Infatti, introdotta in tali contesti di tensione dall’indimenticato maestro dell’horror Mario Bava tramite 5 bambole per la luna d’agosto, datato 1970, non ha esitato a tornare a frequentare set di film a base di omicidi e più o meno spaventosi pericoli imminenti, tra un Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? di Giuliano Carnimeo e i fondamentali lavori di Sergio Martino Lo strano vizio della signora Wardh, Tutti i colori del buio e Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave.

Una sequela di titoli che, tra ignoti ammazza-gente dai guanti di pelle nera e violente situazioni, tentavano chiaramente di cavalcare il successo riscosso all’inizio degli anni Settanta da Dario Argento grazie a L’uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code; come pure Nude per l’assassino, firmato nel 1975 da quell’Andrea Bianchi divenuto in seguito un nome di culto del trash su celluloide con operazioni brutte ma divertenti del calibro dello zombesco Le notti del terrore e di Malabimba, ovvero una sorta di rilettura erotica – circolata anche in versione corredata di inserti hard – del capolavoro friedkiniano L’esorcista.

Del resto, garantitosi un comparto femminile comprendente, oltre alla divina Edwige, ErnaSpettriSchurer, la compianta bionda Peroni Solvi Stubing e la Femi Benussi rientrante – con oltre ottanta apparizioni, da Il boia scarlatto di Massimo Pupillo a Corpi nudi di Amasi Damiani –  tra i volti simbolo del già citato sottogenere che diede notorietà a Nando Cicero e Michele Massimo Tarantini, anche in questo caso è sul pedale del sesso e delle nudità integrali che tende a spingere maggiormente il cineasta originario di Roma, alle prese con un plot – sceneggiato da Massimo Felisatti – che sembra anticipare di oltre dieci anni il mix di modelle dell’ambiente milanese e delitti inscenato da Carlo Vanzina in Sotto il vestito niente.    

Perché, in maniera molto semplice, i circa novantatré minuti di visione pongono Nino Castelnuovo nei panni di un fotografo impegnato proprio insieme alla Fenech a venire a capo di un mistero ruotante attorno alle feroci uccisioni di diversi frequentatori dello studio fotografico Albatros di Milano, attuate da un individuo vestito da motociclista.

Uccisioni non graficamente dettagliate come avveniva allora in Profondo rosso e simili, ma che, principalmente attuate ricorrendo ad un coltello, la macchina da presa immortala mostrano anche corpi evirati o dai seni estirpati.

Un aspetto che provvede ad accentuare l’aria malsana respirabile in un insieme annoverante tra i suoi maggiormente tesi momenti quello che, come preparazione ad una delle varie morti, si svolge nell’abitazione di un impotente Franco Diogene.

In dvd per Surf Film (www.cgentertainment.it)… e provate ad indovinare l’identità dell’assassino!

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