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Skyscraper: una maionese impazzita di action, survivor e disaster movie, dramma e thriller, dove la soglia della credibilità cala ai minimi storici

Un grattacielo in fiamma e una corsa contro il tempo per salvare il salvabile. Sono questi gli ingredienti alla base di un action che ha molto da mostrare e davvero poco da raccontare.

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Era il 2013 quando con Out of Inferno Oxide e Danny Pang firmavano una delle co-produzioni cine-hongkonghesi più costose della storia. Nel loro survivor-disaster movie un gruppo di vigili del fuoco si metteva al lavoro con grande forza di volontà per salvare più vite possibili all’interno di un grattacielo in fiamme nel centro di Hong Kong. A distanza di cinque anni la storia si ripete in Skyscraper, con un altro mega palazzo dell’ex colonia britannica dato alla fiamme per loschi motivi. A provare a risolvere la situazioni l’ex agente FBI e veterano di guerra, Will Ford (Dwayne Johnson), che, dopo un incidente durante un’operazione che gli è costato la perdita di una gamba, da qualche anno si occupa del collaudo dei sistemi di sicurezza di grandi edifici. Ma suo malgrado, quando il più alto e sicuro edificio del mondo (240 piani per un’altezza di 1000 metri) prende fuoco, battezzato “La perla”, è lui a essere ritenuto il responsabile del disastro a causa di una macchinazione messa in atto per incastrarlo. La pellicola diretta da Rawson Marshall Thurber è la cronaca della corsa contro il tempo del protagonista per trovare i veri responsabili, riabilitare il suo nome e salvare la sua famiglia intrappolata agli ultimi piani del palazzo in fiamme.

In Skyscraper è lo stesso regista, Rawson Marshall Thurber , qui autore anche dello script, a infarcire le pagine prima e la timeline poi di dinamiche narrative e personaggi che hanno l’inconfondibile sapore della minestra riscaldata. Per capirci, quella “brodaglia audiovisiva” nella quale si è soliti mescolare cose già viste e udite, rielaborate parzialmente e con molta pigrizia per portare sul grande schermo un prodotto solo apparentemente nuovo di zecca. Trattasi, però, solamente di un tentativo poco furbo e alquanto maldestro di rifilare allo spettatore di turno l’ennesima maionese impazzita di action, survivor e disaster movie, dramma e thriller, dove la soglia della credibilità cala ai minimi storici e la trama non è altro che un pretesto per dare forma e poca sostanza drammaturgica a un blockbuster a buon mercato e ad ampio consumo. E non è un caso che la distribuzione di turno nostrana lo abbia scelto per provare a scomodare le masse nella stagione balneare, dove schiodare le persone dalle spiagge e dai locali è da sempre impresa ardua.

A conti fatti, non c’è moltissimo da dire in chiave analitica, se non mettere in evidenza le fragilità strutturali del plot e lo sterile tentativo di infittire la narrazione con una linea mistery. Lo sforzo in fase di scrittura si limita alla riproposizione di schermi ormai codificati e ampiamente logori, dove è la confezione la sola consolazione. Quindi è inevitabile che sulla platea si riversino colate di déjà-vu, alcuni dei quali piuttosto evidenti e che riportano la mente ad altri film, sempre di matrice a stelle e strisce come Daylight, Poseidon, World Trade Center e, per rimanere in tema di pompieri e incendi, Squadra 49 o Fuoco assassino.

Ma queste sono le regole del gioco al quale bisogna sottostare quando si decide di varcare la soglia di una sala per assistere a un film come Skyscraper, che frame dopo frame non fa altro che aumentare la nostalgia nei confronti del più riuscito Trappola di cristallo, con il quale ha non poche analogie. Di conseguenza, l’unica cosa sulla quale ci si può soffermare per provare a dare un senso al prezzo del biglietto è la componente action, che almeno garantisce al fruitore qualche piccola scarica di adrenalina, come ad esempio la circumnavigazione del grattacielo di Will per raggiungere le turbine, oppure la balistica resa dei conti finale in cima al grattacielo.

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