Tredici 2: la seconda stagione non è più solo il racconto di un suicidio
La seconda stagione di Tredici riparte dal processo contro la scuola per il suicidio di Hanna, con nuove rivelazioni e segreti il dramma si infittisce.
Dal 18 maggio è disponibile su Netflix la seconda stagione di Tredici, in cui ritroviamo i protagonisti a sei mesi dal suicidio di Hanna Baker, tutti più o meno cambiati. In molti si sono chiesti se proseguire il racconto avesse senso o se fosse solo un modo di allungare il brodo. Se alcuni elementi risultano forzati, come la presenza di Hanna sotto forma di fantasma, questa seconda annata è in realtà un notevole atto di denuncia.
Denuncia delle istituzioni che lasciano impuniti i colpevoli, che non fanno trionfare la giustizia. Denuncia contro un sistema in cui i ricchi riescono sempre a scamparla mentre i poveri pagano, addossandosi anche colpe che non hanno. Denuncia contro la scuola che dovrebbe proteggere e aiutare i ragazzi invece che chiudere gli occhi.
La seconda stagione è stato anche un notevole atto di onestà: di ragazzi che vengono abbandonati a se stessi, di bullismo imperante tra gli adolescenti, di stupri, di droga, di volontà di farsi giustizia da soli, di rabbia repressa. Ciò che in primis è cambiato è l’atteggiamento della mamma di Hanna, Liv. La troviamo passare dalla rassegnazione alla voglia di avere giustizia, decisa nell’intentare un processo contro la scuola.
Sarà difatti quest’ultimo il vero protagonista, ogni puntata è cadenzata dalle testimonianze dei ragazzi chiamati in aula dal tribunale. Attraverso il dibattito scopriamo ulteriori implicazioni dei personaggi con Hanna e con ciò che è successo e continua ad accadere nella Liberty High School. Di fatto la morte della ragazza diventa il pretesto per scoperchiare tutti gli altri temi che aprono alla discussione ben oltre la sua storia.
Al centro ci sono il bullismo che continua ad essere perpetrato, l’uso delle armi, l’isolamento sociale, gli abusi, le violenze. Il tutto diventa pure una metafora, se letta da un certo punto, dell’America di oggi: del movimento #metoo contro le violenze, del dissidio sull’uso delle armi, delle sparatorie nelle scuole che sono sempre più frequenti.
Quello che sicuramente viene alla luce nel pensiero dell’autore Brian Yorkey è che bisogna denunciare per far sapere, anche se le cose non cambiano, perchè la denuncia è un passo, comincia a far vacillare le certezze e far cadere delle teste.
Ciò che ha convinto meno è l’elemento misterioso dettato dalla polaroid che vengono sparse negli armadietti, creano un atmosfera ambigua e di sospetti ma che di fatto si scopriranno essere le sostitute delle audiocassette, funzionali al racconto in parte perchè non aggiungono nulla di concreto.
Inoltre i segreti tenuti nascosti da Hanna e dagli altri ragazzi, come la storia del tutto inaspettata di lei con uno di loro, sono immotivati. Ma questo forse è giustificato dal fatto che gli adolescenti sono così, non dicono tutto, vogliono far sapere poco di loro e i genitori finiscono con il non riconoscerli. Alex, Zach, Justin, Jessica, Clay, Tony svelano dettagli che cambiano il corso delle cose, cambiano la visione che abbiamo di loro, si pensi ad Hanna che nella vecchia scuola era una bulla per esempio. Le loro omissioni diventano il perno del racconto. Ma il vero snodo è Tyler, protagonista di una delle scene più cruente e terribili che sfocierà in una scelta cruciale, diventando l’anello fondamentale con tutte le tematiche trattate, più di Hanna stessa.
Tredici non è più una serie su una ragazzina che si è suicidata ma è molto di più, diventa un modo per aiutare chi è coinvolto in situazioni simili a quelle dei protagonisti a non nascondersi o tacere ma a chiedere aiuto. L’intento degli autori è chiaro: anche nella scelta di mostrare quelle due scene disturbanti, quella di Hanna della prima e quella di Tyler nella seconda; dobbiamo provare empatia, sentire il dolore, stare dalla loro parte.
Nella serie vediamo anche Jessica che davanti al suo stupratore, Bryce, descrive nel dettaglio quello che è successo. Osserviamo un gruppo di ragazzi che cerca di aiutarsi a vicenda, che cerca di dire la verità, aiutando la madre di Hanna e aiutando loro stessi ad andare avanti, curando le ferite.
Nonostante si abbracci il pessimismo infatti la scelta è quella di andare avanti e non demordere perchè prima o poi la giustizia farà il suo corso, perchè prima di tutto bisogna avere sempre speranza.
Ed essendo ormai una serie passata dal racconto di un caso particolare a tematiche universali la terza stagione è già in corso di stesura.
di Ilaria Piva
Anno: 2018
Durata: 13 episodi
Distribuzione: Netflix
Genere: Drammatico
Nazionalita: USA
Data di uscita: 18-May-2018
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