Il 15 aprile del 2013 Jeff Bauman, un ragazzo sulla trentina, che lavora al reparto alimentare dei magazzini all’ingrosso CostCo , si trova al traguardo della maratona di Boston in attesa della sua ex-fidanzata, Erin Hurley, che ha deciso di correre per raccogliere fondi per l’ospedale. L’esplosione di una bomba, a seguito di un attentato, coinvolge Jeff che, nonostante riesca a salvarsi grazie all’intervento del pacifista Carlos Arredondo, perde completamente le gambe a seguito di amputazione.
David Gordon Green, che nella sua carriera ormai ventennale ha spaziato tra storie di formazione, film drammatici, commedie e serie tv, dirige Stronger tratto dall’autobiografia dello stesso Bauman, che sul grande schermo ha il volto, il corpo e la forza Jake Gyllenhaal, affiancato da Tatiana Maslany, nel ruolo della fidanzata, materna e protettiva e Miranda Richardson e Clancy Brown, rispettivamente Patty e Jeff Bauman Sr., i rumorosi e egocentrici genitori di Jeff.
Se ad Erin sta a cuore la ripresa di Jeff, nelle sua difficile condizione fisica e psicologica, la madre alcolizzata Patty, matriarca di una tribù familiare che sembra molto interessata ai privilegi che la nuova condizione di eroe di Jeff – il Boston Strong comporta, non riesce ad essere di aiuto al figlio. Patty spinge Jeff a partecipare a eventi sportivi, show televisivi, trasformandolo in un vero e proprio prodotto da intrattenimento – “continuano a cercare di rendermi un eroe” – e quel che è peggio è che lo fa quasi inconsapevolmente, senza rendersene conto, perché nata e cresciuta in un ambiente dove apparire in televisione è l’aspirazione massima, gettando Jeff in uno stato emotivo sempre più precario e portandolo ad una definitiva rottura con la matura Erin. Smarrito e senza riferimenti in un clan familiare che sembra non appartenergli più e che non ha mai fatto nulla, nemmeno prima dell’incidente, per spingerlo a una vita migliore, fuori da quell’ambiente, dalla convivenza con una madre troppo presa da se stessa, da un impiego senza possibilità di carriera, Jeff ritrova una figura genitoriale proprio in colui che l’ha salvato.
Carlos Arredondo, che nel film è interpretato da Carlos Sanz, aveva partecipato alla maratona per ricordare i suoi figli, entrambi deceduti in circostante drammatiche e ritrova in Jeff un figlio da salvare, grazie al quale prova a placare, anche se soltanto in parte, il suo dramma di genitore. Arredondo ha perso il primo figlio, un marine in Iran, e il secondo si è suicidato poco dopo, per non essere riuscito a sostenere il dolore di quella perdita. Si rivela centrale l’azione di Carlos Arredondo, nel film come nella vita reale: un uomo che ha tratto, o sta cercando di trarre la sua forza, da due eventi così tragici: il suo ruolo di attivista è quello di girare per gli Stati Uniti e sensibilizzare le persone sulla depressione post-trauma per coloro che hanno perso i propri cari in guerra o durante attentati terroristici. Bisogna ricercare nella vita che va avanti quei legami che abbiamo perso, incarnati da altre persone, che probabilmente mai avremmo incontrato in altre circostanze, ma che ci (ri)definiscono e danno la spinta per andare avanti. Sarà nel suo ritrovato stato d’animo di “figlio amato”, infatti, che Jeff ricucirà la sua storia con Erin, incinta di sua figlia.