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Presentata al Fiuggi Family Festival la fiction Mediaset “Agata e Ulisse”

Maurizio Nichetti, ospite presso il Fiuggi Family Festival 2010 per presentare al pubblico Agata e Ulisse, nuova fiction targata Mediaset che, a due anni di distanza da Dr. Clown, segna il suo ritorno dietro la macchina da presa.

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“I registi di cinema e tv oggi non fanno più grandi scelte, tant’è che i film sono fatti sempre dalle stesse tre persone che non sempre garantiscono il successo di un film”.

A parlare è il regista milanese Maurizio Nichetti, ospite presso il Fiuggi Family Festival 2010 per presentare al pubblico Agata e Ulisse, nuova fiction targata Mediaset che, a due anni di distanza da Dr. Clown, segna il suo ritorno dietro la macchina da presa.

Tre anni di lavoro per realizzare l’idea di una serie sul paranormale prodotta da Italian International Film per Medusa Fiction e nata cinque anni fa da un soggetto di Fausto Brizzi e Marco Martani.

“Piaceva l’idea, ma mancava la chiave giusta” continua Nichetti, “Abbiamo lavorato negli ultimi tempi a diverse stesure, per cui si vedono i nomi di tanti sceneggiatori, fino a quando, prima di girarla, abbiamo trovato questa chiave un po’ magica sulla falsa riga di un giallo”.

Nel ruolo di Agata, strega molto particolare, Elena Sofia Ricci, mentre il protagonista maschile, Antonio Catania, interpreta Ulisse, docente universitario la cui missione è smascherare gli inganni di presunti maghi e finte fattucchiere.

“Al momento c’è questo film, non c’è il progetto di una serie. Se ci sarà il successo che potrà giustificarne una la faranno. Potremmo chiamarlo un pilota, ma è sempre un po’ scaramantico. A me piace chiamarlo film per la televisione e mi piacerebbe che l’anno prossimo me ne facessero fare un altro” spiega l’autore di Ho fatto splash e Ladri di saponette che, assente dalle sale da quasi dieci anni, conclude con il suo pensiero sull’attuale situazione del cinema italiano: “Il cinema italiano negli ultimi quindici, vent’anni si è assolutamente impigrito sulla sovvenzione pubblica. Non ci si può lamentare se si perde il mercato,  se negli ultimi vent’anni il mondo è cambiato e si vuole fare ancora il neorealismo. Se perdiamo di vista il mercato e produciamo dei film che sono autofinanziati prima ancora di uscire, spariranno i produttori che rischiano, i produttori che credono nei progetti e si punterà solo sui progetti dove il guadagno del produttore è solo quello che gli rimane in tasca dalla sovvenzione pubblica al costo. E’ una tragedia totale, perché il giorno in cui i soldi non ci saranno più, non avendo il mercato, non potremo più lavorare”.

Francesco Lomuscio

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