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Contracted Phase I e Phase II: lo zombismo come malattia degenerativa

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Prima ancora del titolo introduttivo, troviamo la giovane omosessuale Samantha alias Najarra Townsend, che, in crisi con la propria compagna, dopo essersi ubriacata durante una festa finisce per consumare un rapporto non protetto con un misterioso individuo conosciuto sul posto.

Con una narrazione che, da questo momento in poi, comincia ad essere scandita da didascalie riportanti il numero dei giorni che passano, Contracted Phase I (2013) di Eric England si presenta in maniera evidente in qualità di allegoria-denuncia in salsa zombesca nei confronti dei pericoli legati all’accoppiamento senza precauzioni.

Perché, man mano che troviamo in scena anche la Caroline Williams di Non aprite quella porta parte 2 (1986) nei panni della madre della protagonista, quest’ultima comincia ad avvertire disturbi destinati a manifestarsi progressivamente, dall’eccessiva perdita di sangue mestruale alle eruzioni cutanee, fino alla perdita di denti, capelli e unghie.

E non risultano assenti neppure vomitate di liquido rosso nel corso della quasi ora e venti di visione che, efficacemente orchestrata tra lenti ritmi di narrazione e momenti di disgusto a base delle degenerazioni corporee appena citate, va tranquillamente a classificarsi nel filone dello zombismo realisticamente raccontato come malattia, di cui fanno parte, tra gli altri, I, zombie (1998) di Andrew Parkinson e Zombie honeymoon (2004) di David Gebroe.

Quasi ora e venti di visione che, con qualche uccisione tirata in ballo nella sua parte conclusiva, mai vista nelle sale cinematografiche italiane viene resa disponibile direttamente su supporto blu-ray da Koch Media nella sua collana Midnight Factory, attraverso una limited edition a doppio disco che, dispensatrice nel primo del film e di una sezione extra costituita da trailer e diciassette minuti di making of, offre nel secondo il sequel Contracted Phase II (2015), diretto da John Forbes.

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Sequel a proposito di cui il regista osserva: “Vedevo Contracted Phase I e Contracted Phase II come Alien e Aliens scontro finale. Nel primo capitolo tutto ruotava intorno alla tensione: non sapevamo che cosa stesse succedendo a Samantha. Invece quel che succede a Riley, ora lo sappiamo, la malattia ha una progressione precisa e inarrestabile. Il gatto era ormai saltato fuori dalla borsa, quindi si doveva giocare a carte scoperte”.

Fuori dai giochi Samantha, infatti, in questa continuazione si riparte direttamente dal finale del capostipite e ci si concentra sul Riley che, interpretato da Matt Mercer, rientra tra le persone contagiate dalla ragazza.

Mentre qualche breve flashback provvede a rinfrescare la memoria su ciò che è accaduto, però, cambia anche la modalità di svolgimento del plot, in quanto, sebbene anche qui non manchino di essere immortalati i sintomi del morbo, con tanto di urinate all’emoglobina perdite di pus e vermi dalla pelle, viene privilegiato il movimento, tanto che l’insieme non cela un certo respiro da thriller.

Perché, se da un lato abbiamo il nuovo infetto che s’impegna a rintracciare i responsabili dell’epidemia per evitare che il virus si propaghi ulteriormente tra Los Angeles e il resto del mondo, dall’altro, alla maniera di un serial killer, torna in scena colui che contaminò Samantha.

Senza contare il fatto che, con il coinvolgimento di qualche altro zombi, vaghi echi da Il silenzio degli innocenti (1991) vengano suggeriti dalla presenza di un’investigatrice che porta avanti le indagini… per approdare ad un’ultima sorpresa posta nei titoli di coda, ma soltanto dopo aver assistito alla serrata sequenza in ospedale atta a chiudere un secondo episodio qui accompagnato dal trailer.

Con immancabile booklet incluso nella confezione.

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